Premesso che, visti i precedenti, sulla vicenda Iris è assolutamente necessario usare il condizionale, parrebbe – dunque – che dopo la decisione di Hera e Amga di non partecipare alla gara al rilancio proposta da Iris, anche AcegasAps abbia scelto di limitarsi alla conferma, in prima battuta, della sua offerta di 55 milioni. Nella buona sostanza si torna dunque alla casella di partenza: si andrà a trattativa privata, trattativa che coinvolgerà non solo le tre realtà societarie che hanno partecipato alla gara ma tutte le otto società che avevano aderito alla cosiddetta “manifestazione di interesse”. Insomma, si va a fare quello che è stato fatto un anno e mezzo addietro e che aveva portato a rifiutare una offerta irrevocabile di oltre 90 milioni di euro, avanzata da Amga (Ud), di cui quasi la metà in contanti. Nel frattempo, occorre ricordare, l’advisor che ha preparato il bando di gara e predisposto tutti i singoli passaggi operativi che alla fine si sono rivelati inutili, starà predisponendo il conto da presentare ad Iris, un conto che immaginiamo corredato da molti zeri! Davvero un risultato splendido, degno della miglior tradizione goriziana!
Sempre con il beneficio della verifica fattuale, immaginiamo ora i possibili scenari. Il primo: l’offerta scaturita dalla trattativa privata soddisfa Iris e la cessione è cosa fatta. In questo caso restano le “perplessità” di cui sopra nonché il fatto che ben difficilmente si potranno avvicinare le cifre offerte nel 2008 non solo da Amga ma anche da AcegasAps, che allora – pur di contrastare gli udinesi – era salita sino a 100 milioni e all’assorbimento di 130 persone. Resta in ogni modo da verificare puntualmente le garanzie occupazionali e normative offerte, comprese e ribadite nel bando di gara, e che dovranno essere confermate nella trattativa privata.
Il secondo, Iris reputa insufficienti le offerte pervenute e decide di attrezzarsi, con i suoi “gioielli”, ad affrontare i marosi del mercato, già libero da tempo nel settore energia e liberalizzato, a far tempo dal 2011, nel settore del gas. Ma non erano proprio queste le motivazioni addotte a sostegno della scelta di vendita che supportavano la decisione di “liberarsi” di un comparto con margini di redditività via via decrescenti e comunque soggetto a piena liberalizzazione tra breve? Dire che oggi lo si preferisce mantenere nel perimetro societario, a fronte di una offerta insufficiente, pare una capriola dialettica, e non solo, dall’esito incerto, anche perché bisognerebbe indicare con quali risorse finanziarie o con quali alleanze societarie si intende rispondere alle sfide del mercato. A cui si aggiungono le impellenti necessità del settore “ambiente”, sia da un punto di vista finanziario sia da quello delle alleanze in un “ambito di contiguità”, come opportunamente suggerito dallo stesso Querin.
Infine, la peggiore delle ipotesi, quella della vendita “sotto costo”, per fare cassa e perché “non si poteva fare altrimenti”. Insomma, la più deleteria per la città e per la provincia, ma purtroppo la più probabile visto il parco dei pretendenti, le offerte avanzate e la situazione congiunturale. In questa sciagurata eventualità, ci sentiamo di fare un pronostico: vincente risulterà l’offerta di AcegasAps-Ts. E chissà che i sindaci dell’Isontino non si mangino le dita, anche se due di loro magari brinderanno!
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