Per la prima volta dopo parecchi anni il cittadino del Friuli Venezia Giulia non è chiamato a esprimere una preferenza elettorale. Può quindi guardare con un minimo di distacco alla tornata amministrativa di domani, lasciandosi portare dai ricordi e tentando un’analisi meno coinvolta.
Nel 2005 il centro sinistra ebbe un risultato eclatante, con la “conquista” di un consistente numero di Regioni pronte a seguire i primi sviluppi delle politiche della giunta fvg già da un paio d’anni targata Illy. Il vento favorevole spinse anche i più autorevoli commentatori a intravedere un vero e proprio trionfo alle “politiche” dell’anno successivo, dove i sondaggi preelettorali e perfino i primi exit pol indicarono una voragine tra “prevedibili” vincitori e vinti.
Il passato remoto è d’obbligo, quei tempi sembrano molto lontani: alcune Regioni di centro sinistra si trovarono a gestire con molta difficoltà e poca trasparenza situazioni oggettivamente difficili (per esempio la Campania), altre furono penalizzate da traversie personali dei protagonisti (per esempio il Lazio)… Prodi vinse di un soffio e riuscì a governare per soli due anni al termine dei quali Berlusconi stravinse le politiche e Illy fu disarcionato senza troppi complimenti dal governo della nostra Regione.
Veniamo all’oggi, a una campagna elettorale “combattuta” in tutte le Regioni escluse le autonome: quali indicazioni e segnali?
Nei quartieri di centro destra si respira aria pesante: da una parte la Lega che nelle spavalderie pre-voto si spinge a ipotizzare un improbabile sorpasso del Pdl, dall’altra Fini che con certe sue “uscite” più a sinistra del Pd (il che non depone a favore di quest’ultimo) costringe il Giornale di Berlusconi a inconsuete reprimende di famiglia. Più che dalle schermaglie interne la compagine governativa è messa sotto accusa dalla crisi economica e soprattutto occupazionale che evidenzia un crescente disagio sociale che coinvolge milioni di lavoratori. Il capo del governo tenta di reagire con il suo solito metodo, quello di spostare l’attenzione su se stesso, applicando il famoso detto secondo il quale “bene o male non importa, basta che se ne parli”. E’ andato a ruota libera, cancellando letteralmente i suoi stessi compagni di cordata: attacchi quotidiani alla magistratura, ai giornalisti e a tutti gli oppositori; delirio di onnipotenza; uso spregiudicato delle regole e della sistematica loro trasgressione… Perfino l’accusa di violentare il diritto di voto “preferendo i cavilli burocratici” rivolta all’intero sistema di controllo che a tutti i livelli ha deliberato l’ovvia esclusione delle liste presentate “fuori tempo massimo”. A questo punto dichiara che “qualunque sarà il risultato nulla cambierà”: affermazione che dimostra il timore di un insuccesso da mitigare con la spiegazione dell’accanimento dei tribunali nei confronti suoi e dei suoi “poveri” collaboratori rei soltanto di aver voluto mangiare un panino (ma sarà poi andata veramente così?).
Nei quartieri di centro sinistra l’atmosfera è meno tesa, in fondo data la situazione non c’è molto da perdere e tutto da guadagnare. Qualche mese fa si poteva dare per scontato un ennesimo tracollo -il terzo consecutivo! – ora i volti sono più sereni: l’inconsistenza del centro destra dovrebbe dare il via libera senza troppi problemi nelle tante Regioni dove c’è stato un buon governo, l'”effetto Vendola” in Puglia sembra riaprire la partita e i postumi dei pasticci di inizio campagna elettorale dimostrano che il centro sinistra avrebbe potuto vincere in Lazio anche se fosse stata ammessa la lista Pdl. A differenza degli anni scorsi l’obiettivo di “salvare il salvabile” sembra raggiungibile, poi dovrà aprirsi una stagione di autentico rinnovamento e di proposta plausibile. Sì, perchè manca ancora al centro sinistra la capacità di proporre percorsi politici sul terreno che le dovrebbe essere proprio: la situazione da “peggio di così non può andare” dovrebbe liberare dalla paura di perdere voti e consentire itinerari più coraggiosi. Occupazione e lavoro, accoglienza e integrazione degli immigrati, valorizzazione turistica dell’immenso patrimonio culturale, innovazione sostenibile nel campo della produzione di energia e della tutela dell’ambiente, Welfare comunitario, libertà di stampa e di opinione, incentivazione della buone prassi nella gestione pubblica, lotta contro l’illegalità e l’evasione fiscale, demolizione dei privilegi delle “caste”, laicità e autonomia dal Vaticano… Se gli esponenti del centro sinistra si misurassero su questi temi troverebbero molti più consensi di quanto forse immaginano, come dimostra il successo – anche nella di solito tiepida Gorizia – di serate come quella organizzata in molte città d’Italia per condividere le emozioni suscitate da una trasmissione come “Rai per una notte”.
Infine non si può trascurare la “terra di nessuno”, cioè quel “Centro” che continua a governare l’Italia dal dopoguerra utilizzando con furbizia (e a volte furberia) le opportunità offerte dal sistema proporzionale e da quello maggioritario. Si presenta a queste elezioni con molte chances: l’avvicinamento da sinistra di Rutelliani e Binettiani, gli ammiccamente di Fini, l’evidente orientamento “né di qua né di là” suggerito ai fedeli cattolici dalla Conferenza episcopale italiana inducono a seguire con attenzione il risultato elettorale di “casiniani” e dintorni che potrebbe preludere a una nuova stagione apertamente centrista.
Insomma, è vero che in Friuli Venezia Giulia non si vota, tuttavia nessuno può sottovalutare l’importanza di queste elezioni. Anche con un po’di fiducia, constatati il vento favorevole che scuote l'”Amerika” e la brezza che fa tintinnare le strutture della Tour Eifel!
si corrisponde al vero e condivido il contenuto dell'articolo e viene da pensare in che tipo di società viviamo e stiamo per far precipitare i nostri figli, ormai non c'è più certezza di niente se non nella legge del più forte e dell'impunità. La sopportazione sta arrivando al culmine, in un paese prostratto e ripiegato su se stesso dove anche la tanto loro "meritocrazia2 non serve a niente perchè vince la furbizia e la disonestà. Queste elezioni sono importanti per dare una segnale di inversione, come ha fatto la Francia, ma gli italiani vogliono davvero cambiare ed assumersi la responsabilità di ricostruire un paese cos' travagliato e sull'orlo dell'abisso? Casa deve ancora accadere per questo risveglio? Come ha detto Monicelli: RAIPERUNANOTTE, bastacon la fawa della speranza è ora di agire. Se non ora quando?