“Il progetto Antica Contea sarà finanziato dalla Regione”. Così Romoli dopo l’incontro di ieri con l’assessore Ceriani. In realtà si tratta di una promessa, l’esponente della Giunta regionale dice solo che “se i soldi non arriveranno direttamente dall’assessorato si potrà chiedere l’intervento di Turismo fvg, altrimenti si potrebbe ecc. ecc.”.
Resta la perplessità sui 240mila euro (pochini peraltro per un megaprogetto!) da dividere tra Gorizia, Cormons e Gradisca per la valorizzazione dei rispettivi castelli e delle iniziative primaverili.
Che Gorizia sia stata un’antica Contea lo sanno solo pochi eruditi autoctoni, probabilmente al turismo nazionale e internazionale interessano maggiormente altre più rinomate contee, stati o granducati storici sparsi in altre regioni della Penisola. E, con tutto rispetto per il bel maniero che sovrasta la città, difficilmente il nostro ben ricostruito castello può soffiare frotte di turisti ad altri siti importanti anche vicini (e i “numeri” purtroppo lo dimostrano).
Il nome di Gorizia risuona invece ovunque per tutt’altri motivi, la memoria del Novecento la rende una delle città più interessanti e attraenti d’Europa: il passato austroungarico, i campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, l'”italianizzazione” fascista, la seconda guerra mondiale con le tragedie che l’hanno accompagnata (la deportazione della vivace comunità ebraica, l’occupazione nazifascista della Slovenia, le foibe…), la complessa ricostruzione di un tessuto di relazioni con la Jugoslavia, la nascita dello Stato confinante della Slovenia, la fine delle “reti” e la caduta dei confini.
Se fossero valorizzate tutte queste esperienze di guerra e di pace i turisti andrebbero senz’altro anche a visitare il castello e forse a venerare il Conte Leonardo raffigurato nella Cattedrale… Ma conoscerebbero anche le vicende umane e culturali di Carlo Michelstaedter, Graziadio Isaia Ascoli, Francesco Borgia Sedej, Carolina Luzzatto, Ervino Pocar, Zoran Muzic, Carlo Rubbia e tanti altri personaggi che hanno reso onore a questa terra.
L’ostinazione con la quale l’assessore al parco culturale Devetag guarda al passato remoto fa pensare che egli eviti il passato prossimo per non perdere i pochi consensi che gli rimangono. O forse per non essere costretto ad affrontare un “presente” per lui e per la cultura regionale decisamente gramo!
Diciamolo chiaramente: per Gorizia e la cultura goriziana prima Antonio Devetag si leva dalla palle e meglio è. Dopo la catastrofica esperienza al Mittelfest, chiuso con un "puff" di 290.000 euro su di un bilancio di 1.400.000, a Gorizia siamo alle solite: falconieri, armigeri, duelli cavallereschi in un improbabile medioevo goriziano di cui non esiste traccia e memoria. Tanto per fare il paio con le taroccate macchine medioevali di "due Giunte addietro". Circa poi le presenze in Castello tanto sbandierate con i dati forniti alla stampa: 40.000 nel 2009. Facciamo due conti: su 365 togliamo 52 lunedì di chiusura, il divisore è 313, il dividendo i famosi 40000, il quoziente risulta pari 1a 127. E chi ha mai visto 127 visitatori al giorno in Castello? Forse sono come il boom delle presenze a teatro, ma i biglietti venduti sono rimasti sempre gli stessi. Forse al suo posto il sindaco Romoli dovrebbe chiamare Sbrigativo Rito, al secolo Vittorio Sgarbi. Farebbe una figura migliore, se non altro per la "velocità".
Donald Lam