La crisi di Gorizia è sotto gli occhi di tutti.
La passeggiata dalla ristrutturata piazza Sant’Antonio a piazza Vittoria attraverso via Rastello è particolarmente deprimente. Senza risalire alle fotografie d’epoca con il tram che sferragliava fra la folla variopinta e multiculturale di inizio XX secolo basta pensare ai week end fino a vent’anni fa per ricordare la ressa di fronte e dentro i negozi storici.
Adesso le insegne d’epoca campeggiano sulle saracinesche chiuse e perfino i cinesi sembrano tendere verso l’abbandono della città.
Chi ha la responnsbailità di questo progressivo degrado? L’elenco potrebbe essere lungo: gli amministratori che non hanno approfittato del regime di zona franca per immaginare uno sviluppo veramente sostenibile, gli stessi commercianti che per salvaguardare i piccoli guadagni derivati dal tempo delle “vacche grasse” hanno consentito a Gorizia di essere forse l’ultima città europea senza un centro storico pedonale; i politici che hanno moltiplicato le promesse e non hanno saputo costruire un autentico piano del commercio concordato con la vicina Nova Gorica; quelli che non hanno saputo prevedere le opportunità e temperare le conseguenze dell’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea; gli estensori di piani del traffico che hanno reso una città di piccole dimensioni un guazzabuglio di automobili e di smog; gli attuali amministratori che in tre anni non sono stati capaci di rispondere allo stillicidio di chiusure che ogni giorno impoveriscono il tessuto produttivo del centro e della periferia. E’ evidente l’incapacità di stare al passo della concorrenza dei grandi centri commerciali oltre l’ex confine ma anche degli outlet e dei magazzini per l’arredamento che contribuiscono alla crescita (economica senz’altro, se anche culturale è tutto da dimostrare!) di piccoli centri come Villesse o Aiello del Friuli.
Romoli e l’assessore di riferimento Gentile non sembrano in grado di gestire una situazione ormai prossima all’emergenza; la risposta non può certo venire dal centro commerciale urbano che potrebbe tra l’altro cancellare per sempre il mercato coperto di via Boccaccio, uno dei pochi luoghi storici sopravvissuti fino all’attuale grigia epoca delle serrande.
Può venire soltanto da idee creative e soprattutto partecipate, in grado di coniugare le esigenze dell’oggi con la ricchezza della tradizione, di far rinascere quello spirito imprenditoriale che per secoli ha fatto del territorio goriziano una sede commerciale di primaria importanza.
Solo due sintetiche osservazioni. La prima: si parla dei commercianti che" per salvaguardare i piccoli guadagni al tempo delle vacche grasse hanno consentito che Gorizia non avesse una zona pedonale". Tutto giusto, solo che i guadagni non erano affatto piccoli, erano esageratamente consistenti secondo la politica dell' acquisto a chilo e vendo toco".
Secodna osservazione: le critiche vanno bene ma servirebbe anche una qualche idea propositiva se mai ce ne sono.
Donald Lam