Lo scorso Natale nove preti del Friuli Venezia Giulia hanno sottoscritto una “Lettera aperta” incentrata sulla relazione tra fede in Dio e situazione mondiale, italiana e regionale. I quotidiani ne hanno fatto cenno ed è stata pubblicata integralmente sul Nuovo fvg e sulla pagina delle opinioni dei lettori del settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova. Il nuovo vescovo di Trieste di punto in bianco ha imposto alla direttrice di Vita Nuova la soppressione della rubrica opinioni dei lettori senza esplicitare pubblicamente le proprie perplessità nei confronti dell’ormai tradizionale missiva.
La scorsa settimana lo scrittore Claudio Magris ha inviato al quotidiano di Trieste un intenso articolo nel quale osserva tra l’altro che in un momento come questo il dialogo è quanto mai necessario e che il ruolo del presidente editore di un media non può essere quello di interferire sui contenuti redazionali ma di nominare o rimuovere il direttore.
Oggi il vescovo replica, con un tono offensivo nel confronti dello scirttore, del direttore responsabile e soprattutto del suo stesso settimanale (“tra i molteplici impegni ha trovato il tempo per dare espressione a un suo interesse”, “il settimanale sta scivolando dal suo essere uno spazio cattolico per diventare una specie di spazio neutro”, “delle 900 copie che vengono distribuite elle parrocchie solo una novantina vengono vendute. Il settimanale vende poco e costa alla poverissima Diocesi di Trieste una barca di soldi”, ecc.). Risponde da padre padrone all’obiezione principale di Magris affermando che “prese la decisione di sopprimere la rubrica “Lettere al Direttore” non per mortificare il dialogo ma per favorirlo”: come si possa “favorire il dialogo” sopprimendolo è tutto da verificare; e come non si configuri come una violazione della professionalità del Direttore una simile “decisione” presa dall’editore il presule lo dovrà probabilmente spiegare all’ordine dei giornalisti, all’assostampa e alla pubblica opinione.
Finalmente monsignor Crepaldi parla anche delle motivazioni della sua imposizione attribuendole genericamente a timori nei confronti di “chi ha sempre in bocca le parole dialogo, tolleranza e pluralismo… persone in genere convinte di possedere la verità”. Chi siano queste persone e che cosa abbiano detto realmente non è dato saperlo dallo scarno linguaggio ecclesiastichese.
Insomma un brutto capitolo: mentre la Chiesa magisteriale vacilla sotto le accuse di eccessivo silenzio su comportamenti criminosi dei suoi preti un vescovo “tacita” d’autorità lo spazio del dialogo sul settimanale diocesano. Cui prodest?
ieri don Carnelos di Trieste ha chiamato "pretenzoli" coloro che scrivono lettere (riferendosi alla bella lettera di Natale, ospitata anche dal nosto blog) e li ha richiamati all'obbedienza. Tutta la mia solidarietà e stima a queste persone che si battono su terreni, dove, mi pare siano lasciati molto soli. Senza le loro azioni saremmo ancora di più senza speranza. Pretenzolo mi pare sia chi richiama all'ubbidienza. Ieri giustamente paolo Rossi diceva che non c'è niente di più difficile che convertire un cristiano, naturalmente si riferiva a don Carnelos. adg
La lettera del vescovo di Trieste in risposta a quella di Claudio Magris è una rara sintesi di vuoto, dileggio ed arroganza che mai avrei creduto di poter leggere, con il tipico frasario di chi è "convinto di possedere la verità". Se non ha parlato di "pretonzoli" anche lui è solo per un residuo rispetto per la propria carica che evidentemente egli possiede. In me si è fatta strada ancora una volta la convinzione di come nonostante le pie tesi dai propri membri divulgate e sostenute, nel clero alberghino anche divisioni e addensamenti su versanti che nulla hanno a che vedere con lo spirito, bensì, invincibili, con le consorterie terrestri e più semplicemente con i tipi umani. E' naturale, si dirà: sono uomini anche loro. Sì, basta che lo si ammetta.
Pienamente d'accordo con il commento di Bernardo Bressan. Non soono cattolico praticante (da molti anni ormai) pertanto nn dovrei più di tanto coinvolto in questa disputa, mi sento tuttavia di intervenire mosso dallo sdegno provocatomi dal comportamento del vescovo (chiude una rubrica di lettere al giornale per aumentare il dialogo coi lettori: ma che è?) nonchè dei suoi sottoposti (leggi il Piccolo di oggi 19/4). Tira aria nuova in diocesi a Trieste, e non è buona, ma si sa, le pecore non possono fare altro che obbedire al loro pastore. Contente loro. Solidarietà ai nove sacerdoti, che esercitano una vera missione cristiana, in mezzo alla gente, e non come le alte gerarchie vaticane che gli "ultimi" ormai li vdono solo con il cannocchiale