Il Consiglio Comunale di Gorizia non si riunisce dal 29 aprile e per il momento non sono state covocate riunioni di capigruppo per l’organizzazione di nuove sedute. Il che significa che la “vacanza” durerà ben oltre il mese e mezzo, lasso di tempo molto significativo se si pensa che questi sono i momenti più “calienti” per la politica e la vita amministrativa della città. “Ci sono poche delibere da approvare e non sono urgenti”, si difende il presidente Roldo; ma i temi da trattare nell’aula dove siedono i cittadini eletti dai goriziani per rappresentarli sono tanti e purtroppo trovano spazio soltanto grazie alla più che importante e gradita ospitalità delle pagine dei giornali locali.
“Beh, forse i consiglieri sono occupati nei lavori della commissioni consigliari”, dirà qualche ottimista. Come risposta il Messaggero Veneto pubblica oggi i numeri relativi agli incontri delle dodici commissioni consigliari. Tenendo presente che le prime due/tre sono dedicate alle rituali schermaglie su presidenze e vicepresidenze le riunioni sono state pochissime, anche in settori molto importanti: il trend del 2010 è desolante, colpiscono i tracolli di commercio, giovani e statuto comunale, settori nevralgici e gravemente in crisi della vita cittadina. E per ciò che riguarda il cosiddetto “parco culturale” (non si è ancora capito bene perché si chiama così), anche ammettendo – e non necessariamente concedendo – che tutte le 12 sedute siano state dedicate a trattare argomenti legati alla vita culturale goriziana, tre riunioni all’anno per trattare temi decisivi per il futuro della città restano veramente poche!
Qualcuno dirà che così sono ridotti i “costi della politica”. E’ un argomento che – sollevato da tempo con sacrosante ragioni in rapporto a scandalosi stipendi, buonuscite e vitalizi di consiglieri regionali nonché di parlamentari italiani e europei – da un po’ di tempo piace anche agli esponenti del centro destra che per il momento lo applicano soltanto alle “parsimoniose” amministrazioni locali: perché non ridurre del tutto i “costi della politica” abolendo le sedute del consiglio comunale e cancellando le commissioni?
I “numeri” sembrano provare questa minacciosa deriva, anticamera di una crisi della democrazia i cui segni si fanno di giorno in giorno più evidenti e preoccupanti.
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