Dopo aver inzialmente negato lo stato di crisi, per poi approdare ad un’ammissione di crisi “soft”, e quindi all’ottimistica previsione che “la crisi è alle nostre spalle”, e – ancora – alla rassicurante conferma che “l’Italia regge meglio di altri paesi”, il Governo ora in tutta fretta prepara una stangata da 25 miliardi di euro (ma qualcuno già dice che occorrerà arrivare a 60 miliardi). Insomma una manovra da “lacrime e sangue” che pagheranno i soliti noti: lavoratori e pensionati, quelli che per qualcuno, anche nel centro-sinistra, sono i cosiddetti “garantiti”. In questa situazione appare come una vergognosa foglia di fico la proposta leghista di una decurtazione per ministri e parlamentari del 5% dei loro ricchissimi emolumenti, quelli regolarmente pagati ad ogni fine mese da tutti i cittadini: su uno stipendio netto 15.157,72 euro di un deputato il 5% fa esattamente 757,89, per un senatore la decurtazione è pari a 650,55 euro e per un ministro della repubblica la mancia ammonta a 853,96 al mese. Anologamente, trovo autoassolutoria e di facciata la scelta di Romoli di aderire all’invito del ministro Calderoli: nel suo caso l’autoriduzione dovrebbe ammontare a 183 euro su una base netta di 3656 euro al mese (vedi Il Piccolo 3.2.2010), che si aggiungono a quanto già percepito come assegni di quiescenza da Regione FVG e Camera dei Deputati. Nè ha molto senso l’invito ad adeguarsi proposto agli assessori: l’assegno massimo mensile essendo pari a 2150 (solo per 4 assessori, mentre per restanti l’assegno è significativamente inferiore – cfr Il Piccolo cit).
Non sono questi i costi della politica, nè tantomento lo sono i 104 euro lordi a seduta per i consiglieri comunali. Ben altri gli sprechi, le inefficienze, le voracità della politica italiana: dalle auto blu (573.000 per un costo complessivo di 18 miliaridi di euro), alle Provincie (nella sola Sardegna passate da tre a otto), al numero e alle indennità di parlamentari nazionali ed europei, ai doppi, tripli e quadrupli incarichi, alle carriere politiche di famiglia o per “vicinanza” con il premier, allo scempio della sanità in mano ai politici, per non dire dell’evasione fiscale (120 miliari i euro all’anno) o del costo della corruzione (stimato in 60 miliari di euro dalla Corte die Conti). Ma,si sa, per il Governo si tratta, ora, solo di alcune mele marce, al massimo un “cricca”, quasi come per il “mariulo” Mario Chiesa, con buona pace di lavoratori, precari, disoccupati, cassaintegrati, statali “garantiti” e pensionati.
Dario Ledri
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