La scorsa settimana si è riunita la conferenza dei sindaci per fare proprie le relazioni delle due commissioni che PD e PDL hanno voluto per smussare/avversare il piano socio-sanitario regionale.
Prendendo la parola il sindaco di Monfalcone ha esordito dicendo “noi politici della provincia abbiamo lavorato bene”. Non si può concordare con le parole di Pizzolitto se si considerano alcuni aspetti di una vicenda per certi versi senza capo né coda, ed in particolare: i tempi, i contenuti, le intenzioni.
I TEMPI. L’allarme per ciò che contempla il piano regionale scatta a livello generalizzato verso la fine di novembre. Si comincia a parlare di accordo storico tra Gorizia e Monfalcone (o, meglio, tra PD e PDL provinciali) e della costituzione di due commissioni che, celermente, devono produrre una mappatura della sanità isontina e una proposta alternativa al piano regionale. Alle commissioni viene dato come tempo limite la metà di febbraio. Intanto in regione il piano viene approvato. I sindaci ricevono le risultanze del lavoro delle commissioni a maggio. Sei mesi. Alla faccia dell’urgenza.
I CONTENUTI. In una situazione di normalità, ovvero con una ASS pienamente funzionante, effettivamente guidata e controllata, le risultanze a cui sono giunte le commissioni sarebbero state disponibili in tempo pressoché reale, non dopo molti mesi. Invece appaiono un fatto eccezionale e senza precedenti perché, in una situazione come quella isontina, abbiamo avuto (ed al momento continuiamo ad avere) due sanità e un rapporto tra ASS e territorio solo nominale. Infatti la conferenza dei sindaci a lungo ha percepito la questione sanità come una sgradevole e inspiegabile tematica sulla quale non avvertiva responsabilità istituzionale alcuna. Al momento i sindaci accolgono (con difficoltà tutte politiche) le pur serie considerazioni dei professionisti della ASS2 Isontina. Ma di proprio non aggiungono nulla. E’ curioso ad esempio che nessun sindaco abbia posto il tema del pronto soccorso come uno dei nodi da sciogliere e paradossale come l’unico rilievo fatto dai più sindaci circa un anno fa all’allora neo direttore dell’ASS2 Ferri sia stato messo da parte: un ripensamento del settore psichiatrico.
LE INTENZIONI. Nella conferenza dei sindaci di giovedì 13 maggio dopo aver ripetutamente magnificato lo storico accordo partitico/territoriale PD/PDL/Gorizia/Monfalcone, l’assessore Romano è stata subito smentita dai sindaci Pizzolitto e Romoli.
Il primo, leggendo una possibile lettera accompagnatoria ai testi prodotti dalle commissioni, ha evidenziato un sostanziale respingimento di un piano regionale che ancora una volta colpisce soprattutto l’Isontino. Viene da chiedersi perché solo ora il PD locale arrivi a posizioni che altrove in regione sono quelle della prima ora sia a livello partitico che delle autonomie locali. Perché una opposizione soft, stiracchiata nel tempo e – purtroppo – probabilmente inutile? Immediatamente dopo il sindaco di Gorizia ha replicato che non firmerà mai una lettera di questo tenore e ne legge un’altra che, per chi scrive, è un rimettersi alla clemenza della corte, ovvero ad un’amministrazione regionale che avendo già deciso con logiche proprie non si vede perché debba compiacere l’ultima ruota del carro mutando pensiero.
Non so se la frattura sia sanabile, certo tutto avviene con colpevole ritardo, non quello dei primi due o tre mesi del 2010, ma quello storico di un abbandono da parte della politica di una realtà che a livello di bilancio regionale è di gran lunga la prima, ma che è, innanzitutto servizio ai più deboli. Una cosa che nel nostro paese la politica ufficiale non sa più fare.
Bernardo De Santis, Progetto Gorizia
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