E’ interessante notare il linguaggio usato dalle istituzioni cattoliche in questo periodo di effettiva difficoltà.
I movimenti e le aggregazioni dei laici invitano a “stringersi intorno al Pontefice per ribadire il proprio affetto” e convocano un megaraduno in piazza san Pietro il prossimo 16 maggio; a livello più vicino il consiglio presbiterale (principale organo deputato a favorire la collaborazione fra Vescovo e preti) di Trieste invita a “stringersi attorno al vescovo Crepaldi vittima di ripetuti attacchi dalle colonne dei giornali locali”.
Perché tutto questo “stringersi intorno a questo o a quello”? perché questo clima di persecuzione?
Nel primo caso la Chiesa gerarchica non si trova a difendere i “campioni” delle fede e della carità, bensì a dover rendere conto di azioni oggettivamente criminose e riprovevoli compiute da molti suoi “funzionari”; tra essi è da annoverare il fondatore dei Legionari di Cristo, congrega di sacerdoti tradizionalisti il cui nome avrebbe dovuto far rabbrividire molto prima chiunque e invece fino a non molti anni fa additata a modello di perfetta obbedienza e dedizione alla causa.
Nel secondo caso non si tratta di un pastore che vuole salvaguardare le sue pecorelle minacciate dal lupo, ma di un editore che si è arrogato il potere di sospendere una rubrica di un giornale in spregio alla dignità professionale del direttore, che ha scritto fandonie sul numero reale di copie che il settimanale diocesano vende ogni settimana e che si è presentato come colui che deve “preoccuparsi della fede cattolica dei triestini e delle casse della Diocesi”.
Perché allora ci si dovrebbe “stringere intorno” e “esprimere solidarietà”?
Invece di rafforzarlo nelle sue convinzioni non sarebbe meglio con un atto di “filiale obbedienza” richiamare delicatamente il padre? Nel primo caso a una maggior attenzione ai tanti importanti problemi evidenziati dallo scandalo del momento; nel secondo caso a un maggior rispetto nei confronti del lavoro dei propri collaboratori e a una maggiore chiarezza nell’elencazione dei presunti “errori” di quelli che l’appena nominato nuovo rettore del Seminario di Trieste ha definito dall’altare “pretonzoli senza fede”.
ab
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