La proposta di intitolare a Franco Basaglia il ponte VIII agosto non vuole affatto cancellare un brano (tragico) di vita goriziana, quanto piuttosto cogliere l’occasione per rivisitare i criteri della toponomastica cittadina. La storia di Gorizia non coincide con la sola prima guerra mondiale, come invece potrebbe pensare chiunque entri in città e si soffermi a leggere i nomi delle strade: via Brigata Sassari, via Brigata Casale, via Brigata Pavia, via Terza Armata… a ricordare centinaia di migliaia di giovani vite spezzate dall'”inutile strage” e ora dimenticate da chi li dovrebbe onorare nei sacrari che mostrano dalle loro crepe i poveri resti mortali esposti alle intemperie e agli animali notturni; sottopassaggio Baruzzi, piazza Battisti, via Cascino, via Cadorna, via Diaz, in memoria di protagonisti più o meno discussi di quei giorni; via IX agosto, via XXIV maggio, via Vittorio Veneto per arrivare fino a Piazza Vittoria e così via… Non è un po’ troppo per una città che ha vissuto tanti momenti altrettanto tragici o per fortuna anche più lieti nel corso del ‘900?
Qualcuno può obiettare che la storia non si può cancellare, magari sostenendo – come accaduto nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale – che “gli italiani hanno sacrificato la loro vita per fermare l’avanzata degli austroungarici a Gorizia” (sic!). Ma anche la memoria evolve, del resto i nomi di oggi hanno sostituito quelli di ieri… Perfino l’attuale amministrazione comunale ha cancellato toponimi storici come quelli di via Velodromo e Magazzini per dedicare spazio ai “martiri di Nassirya”.
Non è una provocazione la proposta di cambiare il nome del ponte VIII agosto per dedicarlo a un uomo che – iniziando a Gorizia la sua “rivoluzione” – ha costruito ponti di pace e ha contribuito ad abbattere muri apparentemente insormontabili: è soltanto un rafforzamento della memoria di Franco Basaglia e dell’opportuna proposta sostenuta dal consigliere Bianchini. Se poi sarà il ponte, una via centrale o un edificio significativo importa relativamente: ciò che conta è che qualcosa ci sia.
Sono completamente d'accordo con i presupposti da cui nasce questo intervento, senza considerare che quattrocento anni d'appartenenza alla Monarchia ci hanno dato qualcosa, anche se uno dei nostri "patrioti" l'ha definita "un'inumana oppressione". Nella toponomastica qualcosa ricorda in modo diretto questo lungo legame, o magari anche il periodo anteriore al 1500? E' normale che non ci sia?
Mi fa piacere che bene o male ci si sia espressi per l'intestazione di qualcosa a Basaglia, anche se secondo me "ponte Basaglia" suona male. Meglio una via, una scala, una piazzetta. Quanto all'"avanzata degli austroungarici su Gorizia", il fanatismo – meglio forse "feticismo" – si nutre di ignoranza, come il nazionalismo inventa il passato.