Ormai si è abituati a tutto, per cui non stupisce più di tanto la faccia tosta di chi dice che “non cambia nulla”. Il co-fondatore del Popolo delle Libertà (e per un pelo non si chiamava “partito dell’Amore”!) nonché Presidente della Camera eletto con grande enfasi dalla Destra governativa viene espulso dal partito e i suoi “discepoli” costituiscono un gruppo autonomo in Parlamento. Fini rifiuta con decisione di dimettersi dalla sua carica istituzionale, i “suoi” criticano molto duramente la gestione berlusconiana del Partito e dell’Italia promettendo opposizione a qualsiasi decisione dell’esecutivo non conforme al programma elettorale e non finalizzata al bene collettivo. E il capo del Governo sembra non preoccuparsene affatto, dice che “tutto va bene” e procede apparentemente sicuro per la propria strada.
E’ un momento delicato e difficile, anche per i venti di crisi che spirano sempre più violenti e suscitano ovunque più o meno espressi malumori. Il centro sinistra sembra quasi frastornato dagli eventi e non va oltre alle frasi di prammatica, ancora una volta emerge la mancanza di un progetto politico condiviso e di personalità politiche di alto livello capaci di guidare un popolo alla riscoperta dei grandi valori della Costituzione. In questa situazione tutto è possibile, purtroppo le similitudini con altri drammatici periodi della storia d’Italia non sembrano eccessivamente anacronistici.
E a Gorizia? Che succederà a Gorizia dove il da poco costituito “gruppone” Pdl annovera nelle sue file parecchi “finiani” della prima ora? Sarà l’occasione per una “crisi amministrativa”? E’ poco probabile, la “sicumera” dei Capi è la stessa: Berlusconi farà di tutto per restare in sella (e ciò provoca non poche preoccupazioni), ma anche Romoli non “mollerà” facilmente: preferirà continuare a incolpare i suoi predecessori di ogni nefandezza e ad attribuirsi i meriti di un (magro) raccolto da lui non seminato. Forse anche un po’ aiutato da alcuni autorevoli politici locali del centro sinistra che si avventurano in affermazioni indubbiamente vere ma che tre anni dopo rischiano di risultare poco più di un “amarcord”.
A proposito di amarcord mi è piaciuta l'affermazione dell'assessore comunale di Brancati che ancora oggi dopo aver per cinque anni avuto la possibilità di cambiare come voleva quel progetto oggi “ha ribadito le perplessità per il progetto dell’ascensore al Castello”.
Forse la storia dell'ascensore al castello è la metafora di questi anni berlusconiani: non ha sempre governato lui ma quando è toccato al centrosinistra nulla si è fatto per cambiare le cose e non gli si è fatto mai veramente contro, anzi si son fatte le stesse cose e la stessa politica che ha fatto lui.
E dopo quasi vent'anni di berlusconismo il centro sinistra continua a dichiararsi PERPLESSO.
Si comincia a sgretolare qualcosa nella pseudodemocrazia italiana… di questa destra non se ne può veramente più!