Ma chi diceva che “è ora di finirla con i paragoni”, “Nova Gorica non è un esempio da seguire”? Quale Giunta ha un assessore che si rifiuta di partecipare a uno dei (rarissimi) incontri con i Comuni sloveni limitrofi? Quali gruppi politici hanno ridotto in questo stato la nostra città? Chi continua a tacciare di “disfattismo comunista” chiunque evidenzi il degrado culturale, sociale ed economico della città?
Ecco, chi diceva tutto questo viene smentito oggi da un ampio e articolato servizio sul “Piccolo” di una delle “penne” più significative del giornalismo goriziano, che opportunamente evidenzia il divario ormai abissale esistente fra la “stara” e la “nova” Gorizia.
Tale degrado non è imputabile al fallimento delle trattative decennali per il centro commerciale di via Terza Armata o all’assenza di prospettive per l’aeroporto; è dovuta invece alla politica dissennata (nel senso letterale di “senza senno”, cioè senza idee) di chi è stato chiamato a governare la città, soprattutto gli ultimi arrivati che in quanto a proposte progettuali sono rimasti a qualche fuoco artificiale da campagna elettorale (come la ridicola pretesa – recentemente riesumata – che “la funicolare per il castello costituirà il volano del turismo cittadino”).
Non si tratta dunque di un tracollo “naturale”, ma di scelte (o non-scelte) ben precise, opposte a quelle che altri gruppi goriziani – non ultimi quelli che si riconoscono nel Forum per Gorizia – hanno prospettato e continueranno a proporre agli elettori perché finalmente si inverta la rotta e le due città ritrovino insieme il posto prestigioso che ad esse spetta nel cuore dell’Europa.
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