Ancora una volta il “luogo” della politica di agosto è il meeting del’amicizia dei popoli di Rimini: ogni anno gli organizzatori si lamentano che “i giornali parlano solo degli interventi politici” dimenticando così gli alti valori culturali e morali sottesi all’ormai quasi trentennale iniziativa; hanno sicuramente ragione perché l'”offerta” è veramente straordinaria, ma perché allora ogni anno invitano il fior fiore del “potere” che sgomita per poter dire la sua davanti a consistenti “numeri” elettorali e affollate platee giornalistiche?
Tiene banco la situazione del Governo e l’impressione è che le previsioni di questo blog siano state azzeccate: per il momento non ci saranno crisi, né nuovi governi antiberlusconiani né elezioni anticipate; a conti fatti i protagonisti della pseudocrisi hanno compreso che in effetti il gioco non vale la candela e tutto sommato a tutti i parlamentari non va male soggiornare ancora un paio d’anni nelle aule della Camera e del Senato…
Se non fosse grottesca sarebbe divertente l'”uscita” di Bersani, autoinvitato al meeting ciellino: le parole con le quali prospetta “una nuova Italia” e un “nuovo Ulivo” sono esattamente le stesse pronunciate in passato da Rutelli, Veltroni, Franceschini e compagnia bella. E i nomi di coloro che secondo Bersani dovranno ricostruire il Paese sono esattamente gli stessi che occupano la molto poco entusiasmante scena politica nazionale da almeno una ventina d’anni. Forse è meglio avvisarlo che si è incantato il disco e che la sua Italia e il suo Ulivo non hanno per il momento alcun connotato “nuovo”.
Intanto il cosiddetto “paese reale” va a rotoli e basta varcare i confini per accorgersi che il degrado progressivo non è una triste necessità internazionale ma l’esito di precise italiche scelte che per rispetto della parola non si possono certo definire “politiche”.
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