L’articolo è tratto dal sito dell’ottima Lettera 22:
Più denaro e più soldati in Afghanistan. Meno militari e assai meno quattrini in Libano. Qualcosa per le missioni militari di addestramento della polizia in Iraq e briciole per il tutto il resto. Briciole anche, in un trend che sembra ormai inesorabile, per la cooperazione civile, ridotta al lumicino e che dovrà sopravvivere con i residui degli anni precedenti.
Nella conversione in legge “bipartisan” del decreto sulle missioni italiane “di pace” all’estero, la guerra la fa da padrona. E nel consenso generale, salvo qualche distinguo. L’Assemblea del Senato, nel convertire in legge il ddl 2291 (decreto-legge 6 luglio 2010 di proroga degli interventi di cooperazione e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia) ha visto i senatori Torri (Lega), Marcenaro (Pd) e Dini (Pdl) dichiarare il voto favorevole dei rispettivi Gruppi. Poche le eccezioni: il senatore Perduca ha annunciato la non partecipazione al voto dei senatori della componente radicale del Gruppo PD mentre il senatore Pedica (Italia dei Valori) ha ribadito il voto contrario (il Pd ha promesso un dibattito sul tema missioni nei prossimi mesi).
Il voto favorevole alle missioni arriva in un momento particolarmente delicato, non solo sul fronte della tenuta del gerno Berlusconi, ma su quello libanese, da cui l’Italia sta ritirando uomini e risorse da destinare all’Afghanistan. Forse ritenuta “missione compiuta”, la missione Unifil in Libano che proprio dall’Italia fu voluta (è a comando Onu ed è stata gestita con grande perizia, durante la guida italiana, dal generale Claudio Graziano, che ha passato il testimone agli spagnoli), viene rifinanziata ma con meno mezzi. Le toccano 118 milioni e 518mila euro per i prossimi sei mesi di proroga della partecipazione del contingente militare italiano e per l’impiego di unità navali nella Unifil Maritime Task Force. Dai 300 milioni dell’anno scorso (il rinnovo delle missioni si vota due volte all’anno, di sei mesi in sei mesi), la spesa si ridimensiona e così il numero dei soldati: sono adesso 1900 ed erano 2400 a gennaio. Ma scenderanno a 1780 nei prossimi mesi. La cosa non imbarazza il ministro la Russa che ieri ha spiegato come non vi fossero “elementi precisi per farci presagire quello che e’ accaduto” anche se ha aggiunto, che proprio i fatti di ieri dimostrano che la situazione nel paese “resta precaria”.
Così precaria però che, anche se da parte italiana e del contingente Onu non ci saranno “fughe unilaterali”, il titolare della Difesa ha voluto chiarire che ”non possiamo essere per sempre prigionieri di una situazione del genere”. Cosa esattamente significhi non è chiaro se non che il disimpegno italiano è sempre più palpabile.
Nella legge sulle missioni la parte del leone tocca all’Afghanistan dove, entro la fine dell’anno, il contingente italiano raggiungerà le 4mila unità, come da tempo annuniciato. Dal 1º luglio fino al 31 dicembre 2010, la spesa prevista è di euro 364.692 (ossia oltre 700 milioni di euro l’anno, circa due milioni al giorno) per la partecipazione all’International Security Assistance Force (Isaf) e a Eupol Afghanistan (la missione europea di addestramento alla polizia). Dove andrebbe cambiato passo, il parlamento sceglie dunque di continuare a investire (di più) nella stessa direzione.
Spariscono invece o quasi le attività di cooperazione civile: per iniziative in favore dell’Iraq, Libano, Pakistan, Sudan e Somalia, a integrazione degli stanziamenti esistenti (in passato assai rilevanti per il Paese dei cedri) “volte ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati nei Paesi limitrofi, nonché il sostegno alla ricostruzione civile” viene autorizzata la stratosferica cifra di 9, 3 milioni di euro. Per iniziative a sostegno dei “processi di pace e di rafforzamento della sicurezza in Africa sub sahariana” 2,4 milioni e 778.500 euro per la lotta alle mutilazioni genitali femminili…
Rispondi