Oggi il sindaco Romoli ha ripetuto su Il Piccolo per l’ennesima volta, e fino alla nausea, la solita argomentazione: Gusti di frontiera con l’Amministrazione Brancati era una sagra di paese, oggi invece è una manifestazione enogastronomica di alto livello, grazie all’azione di sviluppo della sua amministrazione. Certo, in questi anni si sono aggiunte altre presenze e gli stand sono aumentati di numero e di qualità. Ma ciò costituisce quasi un dovere per una amministrazione che aveva ereditato una manifestazione che fin dalla prima edizione aveva ottenuto un vasto successo di pubblico e ben grave sarebbe stato il contrario, in un settore in cui FriuliDoc avrebbe voluto farla da padrone. Bene dunque l’allargamento alla Francia, e ora a Spagna, Repubblica Ceca e Polonia, ma l’aver aumentato la scelta dei menù e le possibilità di confrontare e assaggiare gusti di frontiera, e non solo, diversi, variegati e contrastanti non cambia di una virgola la natura della manifestazione: una grande sagra del gusto. All’inizio di paese, oggi di città. Ma sagra rimane, nonostante che l’uso del termine risulti per il sindaco poco edificante. Meglio indicarla come una raffinata rassegna enogastronomica che, in ogni caso continua ad offrire salsicce, crauti, cevapcici, rasnici, ostriche, fasolari, paella, camembert, jambon, patanegra e sangria. Proprio come una variopinta sagra paesana.
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