Al di là delle polemiche sul documento delle Commissioni paritetiche provinciali, l’ordine del giorno per la salvaguardia del Punto Nascita proposto da Romoli l’altra sera in Consiglio Comunale era – come direbbe lo stesso sindaco – “demagogico e fuori tempo massimo”.
Era demagogico perché serviva soltanto a “parare .. ….” alla Giunta davanti ai cittadini giustamente preoccupati per l’impoverimento della sanità provinciale: non accompagnato da un gesto forte contro la Giunta regionale (minacccia di dimissioni del sindaco e della giunta, “calata” su Trieste o quant’altro) non è niente di più che un rimbrotto all’assessore Kosic che i due (Romoli e Kosic) possono piacevolmente commentare davanti a un caffé in piazza Unità.
Fuori tempo massimo perché la questione punto nascita è soltanto un tassello della ben più complessa vicenda della sanità regionale, la cui realtà non soltanto è sostenuta dal centro destra regionale ma affonda le sue radici in scelte amministrative risalenti allo stesso attuale sindaco di Gorizia: il quale mai si è esercitato nell’arte dell’autocritica e forse per questo non ha dimostrato finora un interesse spasmodico per la tutela della sanità “goriziana” (il virgolettato è sempre del primo cittadino che ritiene di salvaguardare la gorizianità garantendo a chiunque il diritto di nascere proprio a Gorizia: come se la gradiscanità o la gradesità fossero messe in discussione dall’assenza di un rispettivo punto nascita!).
Ben altro sarebbe stato un testo complessivo sul piano sanitario regionale accompagnato da una protesta di piazza con a capo un Romoli pronto a tutto – anche al commissariamento del Comune – pur di portare avanti “frìtole e non ciàcole”.
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