Sulla pagina nazionale del Piccolo un cappellano militare (gradese) di stanza in Afghanistan sostiene che “l’esercito sta cercando di portare la pace anche a chi non la vuole” e tra l’altro afferma che il Concilio Vaticano II definisce i militari “operatori di pace”. Strano modo di argomentare da parte di chi dovrebbe annunciare il Vangelo del “porgi l’altra guancia” o dell’amore incondizionato anche al proprio nemico!
Sarebbe interessante conoscere la citazione esatta del magistero conciliare che ha invece definito la guerra “aliena dalla ragione”; e sarebbe ancor più opportuno che figure del genere – senz’altro molto vicine alle ansie dei soldati – diano voce a chi si domanda che cosa si stia a fare esattamente in Afghanistan: solo così la morte di tanti giovani (italiani, ma è enorme il numero dei civili afghani innocenti uccisi in un conflitto – o “missione di pace” come chiamarla si voglia – che a loro comunque non appartiene) avrebbe un senso e forse si eviterebbe la discussione sulla necessità di armare “i nostri” con le bombe sugli F14.
Ma i nostri illuminati strateghi hanno mai pensato che se sugli aerei disponessero generi di prima e,perchè no, anche di seconda necessità da distribuire a quelle povere popolazioni, invece delle bombe, forse otterrebbero più concretamente quella pace per la quale simulano di arrovellarsi il ben deviato cervello che si ritrovano!?