650 firme in due giorni di raccolta: soltanto sabato sono stati altri 280 i cittadini di ogni età e appartenenza politica che hanno voluto sottoscrivere la richiesta di referendum contro la realizzazione degli ascensori da piazza Vittoria al Castello. A qualche giorno dall’atteso pronunciamento dei “garanti” sull’ammissibilità del quesito referendario, si sono formate di nuovo le file ai banchetti nonostante le antidemocratiche dichiarazioni di Romoli (“Se ci fosse il referendum e gli elettori votassero contro, i lavori andrebbero avanti lo stesso”, il che tradotto significa “quello che pensano i cittadini non mi riguarda”); e nonostante le goffe trite e ritrite accuse di Devetag alla sinistra “di preferire la Transalpina al Castello”.
E’ apparso chiaro:
1. che quasi nessun cittadino è informato sul progetto degli ascensori: che siano tre e non uno l’hanno appreso solo coloro che hanno partecipato all’assemblea promossa dal Forum o dal bel video che in breve sta facendo il giro della Rete.
2. che il sindaco, dopo aver promesso da anni di “spiegare tutto” e dopo essere stato assente ingiustificato alla suddetta assemblea, non ha ancora indetto l’attesa conferenza stampa chiarificatrice che secondo le sue parole di oltre 15 giorni fa sarebbe stata convocata “nella settimana successiva”.
3. che i soldi per le cabine degli ascensori (7-800 mila euro dato del sindaco) non ci sono e che ben difficilmente la Regione raschierà il barile in tempi di grande magra per regalare a Gorizia dei generi di super lusso. Come dire “intanto mi indebito per comprare la carrozzeria, poi se vincerò al lotto mi comprerò il motore”.
4. che il referendum è una necessità imposta dal silenzio assoluto tenuto dalla Giunta sull’argomento e dalla caparbietà di voler “tirare innanzi” senza alcuna garanzia sulla conclusione del progetto, senza previsioni sui costi di gestione, senza un piano organico di riqualificazione materiale e culturale del Castello e del suo Borgo (escluso radicalmente dalla risalita meccanica), senza alcuna proiezione scientifica relativa all’eventuale aumento di visite…
In queste condizioni la realizzazione della consultazione popolare darebbe anche nuova linfa vitale all’istituto referendario previsto dallo Statuto del Comune di Gorizia e minacciato dal “me ne frego” preventivo di Romoli.
la questione ascensore non è molto diversa da quello che sta succedendo con le madri vulcaniche di Napoli. Qui è in ballo una questione di democrazia: i cittadini dovranno subire per molto questa politica locale fatta senza consultarli? Vogliamo ricordare le opere inutili o devastanti come il conference center, la voragine di via Trento che adesso si riempie non si sa di che e per chi, le edificazioni a Lucinico, i due centri commerciali due che sono in progetto? Gorizia deve pensare alla manutenzione e alla conservazione non a queste brutture che non servono a nulla e ingrassano i costruttori. Bisogna invertire la rotta. Se serve troveremo creativamente altri modi di far sentire la nostra voce. In fondo siamo tutte madri e anche padri, anche se attempati.
Attorno ai banchetti di raccolta delle firme le persone si fermano, si mettono in fila per firmare, qualcuno tira dritto, altri intervengono in maniera tranquilla e propongono soluzioni, alcuni protestano più animatamente. Molti si fermano perché l'ascensore non lo vogliono, altri pensano vada fatto ma firmano lo stesso. C'è gran voglia di parlare della propria città e oltre che dell'ascensore si discute di argomenti diversi: di negozi chiusi e centri commerciali, di edifici pubblici in abbandono, di parcheggi e strade rotte. Il referendum avvicina i cittadini alla loro città e svolge anche una funzione sociale: di conoscenza e di incontro fra persone che vivono su un stesso territorio e vogliono prendersi cura della propria città.
Non si sa se vincerà il sì o il no ma l'impressione che si ricava è che questa sarà una bella occasione di crescita per tutti i cittadini.
Il no preventivo di Romoli è in primo luogo proprio questo: un no alla crescita sociale e culturale di Gorizia.
PS