Il prossimo 7 maggio papa Ratzinger visiterà Aquileia e Venezia: l’occasione è l’inizio dell’ultimo anno di preparazione al II Convegno delle diocesi del Triveneto – o Nord Est comunque lo si voglia chiamare – che si terrà nel 2012. C’è molta “storia” in un percorso ideale che dalle origini paleocristiane forse ebraiche e alessandrine conduce al polemico sdoppiamento patriarcale e alla continuazione della vicenda ecclesiastica nei due canali Aquileia/Venezia (con successiva trasformazione nel patriarcato di Venezia)e Aquileia/Cividale/Udine (con soppressione e conseguente prolungamento nelle Arcidiocesi di Udine e Gorizia).
Al di là del grande interesse storico la visita di Benedetto XVI è un’occasione per “fare il punto” sul ruolo attuale della Chiesa cattolica nel Veneto, nel Trentino Alto Adige e nel Friuli Venezia Giulia. E’ ormai fallito l’obiettivo di offrire un’anima alla mai decollata euroregione attraverso la profetica e del tutto inascoltata proposta dell’arcivescovo Bommarco (ben prima della disgregazione seguita agli eventi del 1989) di ricostruire l’antica metropolìa dell’Illirico, qualcosa come oltre 40 diocesi in nove Nazioni europee; è tramontata l’ipotesi di un Sinodo internazionale incentrato sul possibile “servizio” della cattolicità a un mondo in rapidissima transizione da modelli antichi all’ultramodernità; è improbabile un ripensamento autocritico sul perché di un’evidente e grave disaffezione delle nuove generazioni non tanto di fronte al fenomento religioso in quanto tale bensì nei confronti dell’istituzione ecclesiastica… Cosa resta da fare e quali novità potrebbe portare la visita di un papa in questa terra?
La grande sfida – forse l’unica nella quale la Chiesa può svolgere ancora un ruolo di con-protagonista – è quella del dialogo tra la filosofia dell’essere e quella della coscienza, tra l’oggettivismo aristotelico tomista e il soggettivismo della modernità: un dialogo indispensabile nel quale la cosiddetta Mitteleuropa, con la sua tradizione e con le sue nuove prospettive – può offrirsi come luogo per eccellenza di confronto fra diversità e laboratorio di una nuova civiltà. E’ vero che papa Ratzinger non sembra particolarmente entusiasta di avviare e intensificare questo dialogo preferendo forse la prospettiva di una Chiesa “madre e maestra”, rifugio sicuro per chi desidera fuggire dalle tempeste spirituali del XXI secolo. Tuttavia un nuovo approccio potrebbe essere favorito dall’incontro con una terra che è stata punta avanzata del secolarismo e che adesso è chiamata a sciogliere nuovi compelssi nodi, in particolare quelli relativi alla coesistenza tra immigrati protatori di differenti valori culturali e religiosi.
Comunque sia il viaggio del papa è un’opportunità per la comunità cattolica ma anche per tutta la società civile del territorio.
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