La prossima potrebbe essere l’ultima settimana del governo Berlusconi: la più grande maggioranza parlamentare del dopo guerra, quella che quando era minoranza irrideva alle difficoltà di Prodi “stampellato” dai senatori a vita e stappava lo spumante tagliando il salame il giorno della sua caduta… quella maggioranza è ormai sciolta più che neve al sole e l’unica alternativa che le resta è quella dell’accanimento terapeutico. Il berlusconismo è finito e il suo capo lo sa bene, mentre si prepara a lasciare lo scettro – già in loro possesso da mesi se non da anni – a Tremonti e Bossi. Mentre l’Italia sprofonda in una crisi morale senza precedenti i partiti sembrano tutti concordi nel pronosticare la fine di un’epoca ma nessuno si azzarda a prevedere qualche scenario futuro: il berlusconismo finisce come forma di gestione del potere ma lascia una traccia profonda nell’animo degli italiani che si scoprono tanto diversi rispetto a vent’anni fa. Rassegnati quasi ad accettare tutto, le censure agli insegnanti che parlano di politica a scuola, le leggi ad personam e quelle para razziste, il ridicolo sulla scena internazionale, l’interesse e il profitto dei singoli costantemente anteposto al bene comune. Il berlusconismo ha raggiunto l’obiettivo di demolire l’autentica “Politica” seminando ovunque disagio e devastando la voglia di dibattere, di costruire insieme e di dialogare… E’ un processo irreversibile? Ci si rialzerà, prima o poi? La risposta la dovrebbe dare la sinistra, cercando di fare qualcosa di più che stappare il Cartizze alla caduta di Berlusconi: ma i segnali non sono particolarmente incoraggianti, le facce sono sempre le stesse, i discorsi non cambiano di una virgola… A tutti i livelli.
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