Non passa giorno senza che vengano evidenziati settori produttivi in crisi “per la dura concorrenza slovena” nella Provincia di Gorizia. E’ vero che “della scienza del poi sono piene le fosse”, tuttavia gli attuali amministratori – la maggior parte dei quali “conta” da almeno tre decenni nelle decisioni cittadine – dovrebbero dare risposta a una domanda ovvia: cosa è stato fatto per evitare tutto ciò?
Si badi bene, non si è trattato di un imprevedibile evento naturale ma di un lungo e complesso processo storico. La Slovenia si è costituita come Stato indipendente nel 1991 entrando subito nell’area di sviluppo centro europeo; già prima del 1995 si sapeva che era iniziato il percorso verso l’ingresso nell’Unione Europea, già si parlava delle grandi opportunità ma anche delle probabili ripercussioni sull’economia del territorio. Dopo almeno un decennio di rapido sviluppo che ha trasformato anche dal punto di vista urbanistico Nova Gorica e dintorni, la Slovenia è effettivamente entrata nell’Unione il 1° maggio 2004, poi nell’area Schengen alla fine di dicembre 2007. Ai vari Valenti (sindaco dal 1992 al 2002, autorevole consigliere regionale dal 2003, capo commissione del Consiglio Regionale dal 2008) e Romoli (assessore regionale e parlamentare prima di essere sindaco dal 2007) va rivolta anzitutto l’indigesta domanda: cosa è stato fatto – in tutto questo tempo – per prepararsi al cambiamento e per gestire insieme ai politici del territorio confinante la creazione di un’area di sviluppo sostenibile e comune?
Piaccia o meno le uniche novità in questo senso sono da riportare ai sindaci Brancati e Brulc che hanno saputo trasformare l’evento internazionale della Transalpina in straordinaria occasione per rilanciare le città nell’orizzonte europeo e per avviare fruttuosi ma ormai interrotti rapporti di fattiva sinergia. E l’attuale assessore al parco culturale – mentre il commercio goriziano viene schiacciato non solo dall’intelligente performance economica dei “vicini”, ma anche dalle lungaggini burocratiche che hanno paralizzato per anni la galleria Bombi, piazza Vittoria, via Rastello e dintorni – continua il suo anacronistico ritornello sulla “sudditanza” della sinistra all'”utopia” della collaborazione con la Slovenia!
Traggo spunto per precisare una parte del contenuto di una mia lettera pubblicata da "Il Piccolo" il 30 ottobre. Quando scrissi che l'assessore Devetag avrebbe dovuto essere chiamato in causa – non da solo – per distrazione di energie destinate allo sviluppo intendevo sottolineare anche quanto possiamo leggere qui sopra. I cambiamenti che notiamo, lo sviluppo che hanno avuto Nova Gorica e il resto del mondo nell'ultimo ventennio sono stati il prodotto di un cammino costante che ha seguito una dichiarazione d'indipendenza e ha tenuto conto degli scenari che poco a poco si sono inesorabilmente aperti. La tesi di Devetag che ho impugnato è figlia della volontà di andare avanti come se niente fosse e di puntare ad un infantile perseveranza nel presentare un'immagine da opporre alla vicina città, senza sapere – ed è grave – che i fatti avrebbero aggirato qualunque teoria stesa a tavolino per far contenti coloro che sudano freddo al pensiero di "mescolarsi" con le proposte e l'attività d'oltreconfine. Naturalmente costoro votano coloro che hanno amministrato più a lungo di tutti le nostre terre. In sostanza chi governava, le consorterie vicine ad essi e buona parte della popolazione hanno rifiutato di guardare in faccia la realtà, non hanno mai accettato di capitalizzare l'occasione di una situazione geo-politica transnazionale unica per spenderla all'interno della Regione onde opporsi al declino e all'oggettiva tenaglia Trieste-Udine, mentre s'incaponivano nell'asserragliarsi dentro le mura dopo aver issato il ponte levatoio, spacciando questo come difesa della gorizianità, che intanto, in modo del tutto naturale, veniva aggirata e riformulata dai cambiamenti in atto. Comportarsi diversamente sarebbe stata "sudditanza" – quando Berlusconi, riguardo all'FLI, afferma "il bisogno di sottolineare la loro diversità non li porti ad subalternità politica rispetto alla sinistra" usa la stessa tecnica truffaldina per alterare i fatti agli occhi di terzi -; affermavano ed affermano di mantenere "la schiena diritta" nei confronti dei vicini. E' o no stupidità? (continua nel prossimo commento)
Questa difesa orgogliosa non ha fermato né la fuga dei cervelli, né più semplicemente quella dei residenti – i comuni confinanti con quello di Gorizia pullulano di goriziani anche giovani lì stabilitisi perché costa meno -, ha impoverito il tessuto sociale – anche perché chi ragiona può voler respirare aria fresca altrove -, non ha fermato una sorta di selezione naturale in negativo, poiché oggi è difficilissimo che in città si possa svolgere un confronto d'idee che vada oltre l'orizzonte di una comunità che vola basso e a cui vengono opposti ancora con successo i caduti della guerra, i profughi istriani e un incartapecorito concetto d'italianità. Essa non è figlia dell'etica dell'impegno, dell'apertura, dell'interesse e del credito accordato a chi investe sui giovani, ma rappresenta piuttosto un'indefinita "cosa", spesso rancorosa e accompagnata da rivendicazioni di "democrazia" allo scopo di difendere se stessa. E ci meravigliamo che il sindaco se ne infischia della volontà di qualche centinaio di concittadini che firmano per fermare gli ascensori al castello? Al tempo delle manifestazioni a sostegno delle 17.000 firme raccolte per l'ospedale in via Vittorio Veneto "invademmo" la sala del consiglio comunale – dev'essere stato il 1999. Mi trovavo fra quella folla e ricordo la pressione che ci fu per intervenire e far sentire la nostra voce. Ricordo consiglieri che presero la parola per decidere se darla o no a noi – due seccati interventi di Cosma, uno isterico di un consigliere di destra, uno deludente e burocratico di Rupeni -, ma soprattutto ricordo la signora Carmen Bratina in mezzo alla sala elencare eventi che si sarebbero verificati a breve, e quando affermò che presto la Slovenia sarebbe entrata nell'UE il sindaco Valenti si lasciò andare ad un muto gesto sfottente, come se avesse voluto dire che l'accenno era più o meno fantapolitica, nel migliore dei casi futuro remotissimo. Devetag applaudì paonazzo. Oggi qualcuno cade dalle nuvole e scopre che esiste la concorrenza, la convenienza e la qualità, e che essa si trova anche dove fino a non molto tempo fa imperavano stile e modi "jugo". E per tanti tali sono, qualunque cosa accada. Un'ultima proiezione nazionale del nostro caso-ascensore: si è letto sul giornale in questi giorni che negli ultimi sessant'anni in Italia ci sono state parecchie migliaia di morti – pare novemila – a causa di frane, alluvioni e in generale del dissesto idrogeologico. Accanto a ciò leggiamo anche che con la somma che verrebbe spesa per il ponte sullo stretto di Messina si potrebbe mettere in sicurezza tutto il territorio italiano dal rischio delle frane. Commenti ulteriori?
Ieri domenica 19.08.2012 sono stato a Gorizia, di ritorno da Budapest diretto a Verona. Ho 44 anni e 35 anni fa fui a Gorizia. Ricordavo la stazione ferroviaria tristemente al di là di un confine. Avevo letto che la piazza era tornata unita. L'ho cercata, ho chiesto a una barista che mi ha detto dov'è aggiungendo anche che "non c'è nulla da vedere". In effetti sono rimasto deluso dalle fioriere che la dividono ancora in due ma sono stato molto contento di poter entrare nella stazione passeggiando. Ma in effetti rimane in qualche modo una piazza divisa in due… Ho letto vari testi in questo blog e penso di aver capito perché si sta perdendo l'occasione di farne un richiamo turistico (cos'ha di più Piccadilly Circus?) in una città già di per sè carina. Spero di tornare a Gorizia prima di altri 35 anni e di avere qualche bella sorpresa. Marco