Dopo le insistenti voci di “una discesa in campo” nell’agone politico per l’elezione del Presidente della provincia di tale Fabbro, enfant prodige dal nobile pedigree, e successivamente di tale Diego Moretti, ultimo segretario provinciale della Margherita, già affossatore – per altro in buona compagnia – della Giunta Brancati in quel di Gorizia, e della vicepresidente e assessora alla cultura Roberta De Martin, candidata in ticket con Gherghetta nell’ultima tornata elettorale e assolutamente allineata, coperta e muta per un lustro, ora il “rumors” di casa Pd lanciano il nome di Pizzolitto, sindaco di Monfalcone uscente e forse in cerca di occupazione, quale alternativa al prode Enrico che – in tutta onestà – non si merita tale ulteriore sgarbo.
Ma quel che colpisce in questa sciagurata vicenda, che rischia di ripetere a livello provinciale i disastri compiuti con il “fuoco amico” che affondò l’esperienza di Vittorio Brancati (e i nomi e i volti sono quasi sempre gli stessi con l’aggiunta di un nutrito stuolo di cosiddetti “bersaniani” in attesa di regolare vecchi conti in sospeso), è l’assoluta arroganza del partito di maggioranza relativa, il Pd, che ritiene che la presidenza sia di fatto “cosa sua”: lui decide candidati ed eventuali primarie (interne al Pd? di coalizione?) e che gli alleati si accodino! Altro che “vocazione maggioritaria” di veltroniana memoria, qui siamo alla realizzazione del motto “la presidenza è mia e la gestisco io”!
In un paese normale, e in una situazione normale, in previsione di nuove elezioni il partito di maggioranza avrebbe da tempo convocato gli alleati o, visto il mutamento in corso d’opera delle forze politiche di riferimento nello schieramento di centrosinistra, gli altri possibili alleati e congiuntamente avrebbe sollecitato una valutazione complessiva dell’operato dell’amministrazione provinciale. In caso di valutazione complessivamente positiva – e credo sia il nostro caso, anche in assenza di particolari spunti di novità o di eccellenza – si dovrebbe confermare il presidente uscente, in caso contrario, invece, si dovrebbe andare a primarie di coalizione come vorrebbe il buonsenso e anche, non ultimo, lo statuto del Pd, che diversamente parrebbe fatto per venire aggirato. A tutt’oggi, però, pare non sia così e l’assemblea plenaria del Pd, riunitasi la settimana scorsa a Selz sotto l’attenta guida e regia di Omar Greco, non ha prodotto risultati se non forse le voci attorno al Pizzolitto.
Attendiamo fiduciosi, anche se il tempo stringe, che il Pd faccia quello che finora non ha fatto. Ma forse dopo la Puglia con Vendola, Firenze con Renzi e recentissimamente Milano con Pisapia, forse le primarie gli risultano indigeste!
Donald Lam
Finalmente parole chiare. Condivido quanto scritto da Andrea, la paura delle primarie con candidati esterni al pd impedisce un confronto con tutte le forze della sinistra. Suggerirei ai vertici del partito democratico di fare un po di chiarezza in casa propria e di aviare consultazioni con gli alleati. Vedo invece che si sta ripercorrendo la stessa strada cominciata con la candidatura a sindaco di Gorizia di Mosetti. E' proprio vero che la storia si ripete. Ma l'esperienza dovrebbe insegnare qualcosa o no?
Vito Dalò