C’è un aspetto inquietante nella controversia sull’ordinanza antischiamazzi voluta, fortissimamente voluta dalla Giunta che ora si propone come mediatrice fra sostenitori e contrari. Si tratta del collegare sistematicamente la parola “giovane” con “schiamazzi” e nell’eludere in questo modo il vero grande problema che l’attuale amministrazione ha sfiorato oltre due anni fa e mai più preso in considerazione: cosa significa essere giovani a Gorizia? perché un giovane dovrebbe desiderare di restare in città? Quali spazi trova per la sua formazione, maturazione? Quali autentici luoghi di partecipazione alla vita pubblica, di protagonismo culturale e sociale?
Il problema quindi non è se garantire o non garantire il casino entro o oltre certi orari, ma come far sì che le straordinarie potenzialità caratteristiche del mondo giovanile possano diventare opportunità di crescita non soltanto per gli interessati ma per l’intera vita della città. Il “tavolo” di concertazione che il Comune vorrebbe aprire (con due anni di ritardo) dovrebbe accogliere non soltanto gli esercenti e i comitati, ma anche e soprattutto le rappresentanze dei giovani… peraltro difficili da individuare dopo l’insabbiamento della proposta di “Consulta” perduta nei meandri delle commissioni comunali.
E sulla questione di merito c’è da porre una domanda ovvia: perché non controllare i decibel piuttosto che gli orari di chiusura? In tante città estere gli esercizi commerciali dopo una certa ora offrono deliziose performance di ottima musica senza suscitare la protesta di nessuno; si è proprio sicuri che l’unica forma d’arte apprezzata dai giovani è il “bùm bùm” incessante che rende quasi impossibile il colloquio e l’autentico incontro tra esseri umani (oltre che lo studio, il confronto e il sacrosanto riposo dei malcapitati “vicini di casa”)? Si potrebbe realizzare uno spazio insonorizzato e periferico per chi preferisce questo tipo di musica, lasciando ai bar del centro la possibilità di offrire altre più soft occasioni di ascolto e – conseguentemente – di piacevole dialogo anche nel cuore della notte.
Comunque sia non si può che ricordare con nostalgia il tempo del centro sociale Clandestino di Ponte del Torrione: c’era chi lo sosteneva chi lo voleva smantellare, ma in ogni caso si parlava di problemi reali, ci si confrontava con provocazioni importanti a livello politico e culturale. Oggi si tratta soltanto degli affari dei caffé e degli hotel goriziani, si misura il giovane per ciò che può “dare” e non certamente per ciò che “è”. Mah, che dire? Tempora mala currunt.
Avete detto bene: occorre misurare i decibel! A me è capitato di transitare davanti al Caffè Haus all2 19-19.30 con musica che ti trapassava i timpani e i gestori intenti a servire long-drink e aperol-spritz ai giovani avventori che per divertirsi devono essere circondati da musica assordante. Capisco benissimo le ragioni di coloro che abitano nei pressi da tali locali perchè il problema non è solo il rispetto degli orari ma il forte disagio provocato dal fortissimo rumore. Penosi poi gli esercenti nelle loro giustificazioni: i giovani voglio divertirsi! Come se il divertimento loro fosse sciolto da qualsiasi regola. I giornalisti, poi, che hanno le redazioni ben poco lontane, potrebbero talvota verficare dal vivo l'effettivo svolgersi degli accadimenti e non solo raccogliere le denuncie pervenute a polizia o carabinieri.