Come volevasi dimostrare. Il documento sulle dichiarazioni dell’assessore Kosic intorno al Punto nascita di Gorizia che Romoli ha cercato di far votare all’unanimità (poi approvato con la risicata maggioranza più uno comprovante la defezione di almeno 5 consiglieri di centro destra!) era – come direbbe lo stesso primo cittadino – demagogico e assai timido.
Demagogico perché voleva accreditare davanti ai cittadini l’immagine di un sindaco e di una classe politica scandalizzati da scelte compiute da “compagni” (si fa per dire) di partito a livello nazionale e regionale: “intanto facciamo la bella figura di far scrivere ai giornali che non ci va quello che ha detto Kosic, poi facciano pure quello che vogliono”; ben altra credibilità avrebbe avuto il testo se accompagnato dalla minaccia di dimissioni della giunta o clamorose iniziative pubbliche in regime di “allineamento di pianeti”!
Timido perché come evidente dalle odierne esternazioni giornalistiche il buon Romoli ha accettato senza sostanziali proteste la più che prevedibile Caporetto imposta da Tremonti e si è attestato sulla ben fragile linea del Piave del rinvio di due anni di ogni decisione (quando probabilmente ci sarà un altro sindaco…).
Qui non si tratta di salvare la “gorizianità” garantendo il diritto di nascere a Gorizia (come dice il documento Romoli) ma di salvaguardare l’elettorato con un’operazione di pura facciata senza nel contempo scontentare quelli che i friulani chiamano i “sorestàns”.
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