Il Voyager 1 sta per lasciare il Sistema Solare, oltrepassando le ultime “folate” dello sciame di particelle proiettate a distanze da capogiro dalla nostra Stella ed entrando nei campi magnetici testimoni dell’esplosione di una gigantesca supernova qualche decina di milioni di anni fa.
Ammesso che non si tratti di una geniale invenzione alla Orson Welles sono quasi trentacinque anni che questo apparecchietto porta un pezzetto di noi attraverso le rotte dei grandi e piccoli pianeti del Sistema, continuando sorprendentemente a inviare alla Terra dati che mettono sempre più tempo per giungere a destinazione. Quando è stato lanciato c’era maggior ottimismo sulla Terra: questa umanità che era stata capace di raggiungere la Luna e di spedire nelle immensità dell’Universo un messaggio di identificazione che forse qualcuno un giorno potrà decodificare sembrava un’umanità in grado di affrontare imprese apparentemente molto più semplici: sconfiggere la fame, trasformare gli arsenali nucleari, investire per rendere migliore la qualità della vita di tutti gli abitanti del Mondo.
Quando, sempre più raramente, arrivano notizie dal piccolo ragnetto proiettato verso l’ignoto, la mente si libera dalle angustie del presente e si lascia sorprendere dallo stupore: fin dove può arrivare l’intelligenza umana! E quanto l’interrogativo sul senso dell’universo e della vita resta senza risposta di fronte all’immensità del cosmo! E – come scrisse il grande Poeta di Recanati – quanto “è dolce naufragare in questo mare”.
Un 2011 persuaso, non retorico… Per tutti!
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