E così l’Italia in crisi deve sorbirsi ancora per mesi l’avanspettacolo: l’accanimento terapeutico continua grazie a personaggi accuratamente scelti dalle segreterie dei partiti e blindate da liste affidate agli inermi cittadini (Calearo lo conoscevano tutti, “caro” Pd! E il tuo gruppo di parlamentari è proprio tutto così attaccato ai “valori”,”cara” Idv?).
E adesso? Adesso si affacciano all’orizzonte nuvole ancora più oscure. Il dibattito parlamentare di ieri ha dimostrato – ahimé, come se ce ne fosse bisogno – che non esiste in questo momento un’alternativa politica sostenibile: la dissoluzione del Partito dell’Amore non ha costruito un’autentica via liberale al futuro sviluppo dell’Italia; il centro sinistra arranca in una posizione di sempre più inefficace comprimarietà e – fuori dal Parlamento – la Sinistra continua il suo processo di autodisgregazione attestata su un “anticapitalismo” senza contenuti e prospettive.
Del resto, se si leggono i nomi dei protagonisti della “lotta” di ieri, essi si possono dividere in due gruppi, quello dei “numeri” – schiere di sconosciuti che trovano il loro momento di notorietà (e forse la “sistemazione” dei propri affari) – e quello di chi li ha scelti e di chi li conta- i capi partito e i capi fazione: leggendo i loro nomi ci si interroga se per caso non si sta leggendo il giornale di venti o trent’anni fa…
E allora? Allora tutto è possibile e bisogna tenere i nervi saldi; il senso di impotenza crescente, l’isolamento internazionale, l’informazione frammentaria, la dissoluzione dei servizi pubblici, le tentazioni della repressione, la radicale disaffezione alla partecipazione politica, soprattutto la moltiplicazione esponenziale del disagio sociale… tutto ciò è terreno fertile per la crescita dei semi della violenza, del razzismo e della dittatura abbondantemente seminati negli ultimi anni. Occorre scongiurare le guerre tra i poveri e ricostruire spazi di dialogo democratico, di pieno coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni che li riguardano, a tutti i livelli, cominciando dal “locale”; purtroppo anche da questo punto di osservazione non giungono segnali incoraggianti, se si pensa alla vicenda kafkiana degli ascensori al castello di Gorizia o al mesto carosello di candidati alla presidenza della provincia messo in piedi negll’ultimo mese dal partito democratico provinciale.
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