E così l’idea di realizzare sul confine il Museo del Novecento non solo l’ha avuta l’attivo direttore del Goriški Muzej Andrej Malnic, ma l’ha sostenuta in grande Bruxelles, attribuendo al progetto quasi due milioni di euro. Un museo – come anche noi avevamo proposto – di nuova concezione, articolato a tappe, un “museo diffuso” sul territorio, fatto di valichi utilizzati, di strade, piste ciclabili, targhe su alcuni edifici, che renda conto dell’unico motivo per cui Gorizia e il suo circondario possano aspirare ad essere meta del turismo culturale e scolastico: il fatto che questo territorio è stato attraversato da terribili nazionalismi, da guerre, da deportazioni, come nessuno nel resto d’Italia; che ha subito le guerre mondiali, l’eliminazione della comunità ebraica, la prima battaglia partigiana d’Europa, le foibe, gli esodi: tutti temi che a distanza di anni, devono essere ripensati alla luce delle nove acquisizioni storiche. Intanto una cosa gravissima e più volte denunciata sta accadendo: la costante scomparsa dei protagonisti di quel periodo, che potrebbero lasciare preziose testimonianze, ma di cui nessun ente pubblico si cura.
A Trieste si è acceso un forte dibattito, che ha come fulcro l’amministrazione provinciale, in cui si discute di come preservare e valorizzare il palazzo di via Cologna, sede dell’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza e si ipotizza la creazione di una Casa della Memoria dove, adoperando criteri archivistici omogenei e confrontabili, i racconti dei sopravvissuti possano essere conservati, guardati, discussi. La Casa della Memoria potrebbe incontrare l’approvazione ed il patrocinio del Presidente della Repubblica e della Comunità Europea: in questa direzione stanno ragionando gli addetti ai lavori triestini nel tentativo di creare un’istituzione originale nel panorama europeo, che valorizzi il patrimonio di memorie di popolazioni diverse che oggi vivono senza confini. A Gorizia si continua a fissare ipnotizzati lo sguardo sulle tre cabine dell’ascensore al castello, sperando che per qualche magico motivo si riempiano di visitatori.
Il Forum ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per cercare di discutere con l’assessore della nuova concezione museale e delle ricadute economiche sulla città. Si sono prodotti documenti, presentati progetti, addirittura si è discusso di un comitato scientifico che avrebbe dovuto raccogliere le testimonianze, ma poi come al solito, non se n’è fatto nulla. La Commissione cultura non viene convocata mai, non c’è un’idea che guidi questa giunta. La nostra amministrazione non ha la più pallida idea di come riempire il Museo dell’Arcidiocesi, che non sa neppure se e quando aprirà, nonostante i giuramenti del sindaco. Mi pare che la politica del centro destra sia caratterizzata da chiusura mentale e provincialismo: ci facciamo scappare tutte le occasioni che potrebbero servire a rilanciare l’immagine della città ed intanto, a 500 metri da casa nostra, i progetti decollano.
Anna Di Gianantonio
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