Nel corso di questo periodo natalizio il terrorismo internazionale ha preso di mira i cristiani: oltre alla tremenda strage di Alessandria d’Egitto sono segnalati in diverse parti del mondo gravi atti di ostilità e violenza. Perché questo accanirsi contro gente inerme colpevole soltanto di professare la propria fede?
Già, perché? Le motivazioni ovviamente sono molto complesse ma forse una la si può individuare e dovrebbe interessare anzitutto i vertici della Chiesa cattolica che hanno parlato spesso in questi giorni di “cristianofobia” se non addirittura di “cristofobia”. Gli scontri tra cristiani e musulmani non costituiscono purtroppo un evento recente, per non risalire molto più in là basti pensare alla Nigeria, al sud del Sudan, a Timor Est e all’Indonesia; invece l’accanimento di ordine terroristico dell’estremismo islamico contro persone inermi e luoghi di culto cristiani in luoghi finora caratterizzati da reciproco rispetto è incrementato anche da due avvenimenti dell’ultimo decennio, la guerra in Afghanistan/Iraq e la morte di Papa Woityla.
L’impresa riuscita al vecchio e malato Giovanni Paolo II fu quella di evitare la guerra di religione, svincolando la Chiesa dall’orbita del capitalismo occidentale ed esprimendo con grande forza una posizione alternativa a quella suggerita da Bush e dai suoi consiglieri dopo la catastrofe dell’11 settembre. Papa Ratzinger sta percorrendo con convinzione la duplice strada del rafforzamento della “cittadella cattolica” come unico faro di speranza nella temperie del relativismo filosofico/religioso e dell’insistenza sulle radici cristiano cattoliche dell’Occidente. In questo modo il dialogo interreligioso (come anche quello ecumenico con le altre confessioni critiane) ne è uscito fortemente indebolito con il conseguente rischio di identificare i fedeli cattolici con i portatori non della civitas evangelica bensì di quella americana. In altre parole i “martiri” di Alessandria d’Egitto o di Baghdad non sarebbero stati uccisi per la loro appartenenza a una fede peraltro esplicitamente tutelata dal Corano bensì per l’orientamento vaticano sempre più vicino alle “ragioni” del capitalismo occidentale.
Ciò non soltanto non toglie ma intensifica l’orrore per ciò che è accaduto e dovrebbe costituire un campanello d’allarme affinché la Chiesa si svincoli dalla ricorrente tentazione identitaria e sia invece “cattolica” nel senso etimologico del termine, cioè aperta all’ascolto e accogliente nel dialogo paritetico con ogni essere umano. Basta insomma con l’enfatizzazione delle identità religiose che – come direbbe Omero – “infiniti addussero danni agli Achei”.
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