Foto e testo di Nevio Costanzo
Un’altra ciclabile – lunga – è stata aggiunta a quelle già esistenti. E’ un fatto positivo, ma perché vengono ripetuti gli errori delle altre ciclabili cittadine? Sorge spontanea una domanda: chi le progetta, va in bici? E intendo, non solo per la passeggiata domenicale, ma anche per andare a lavorare, a fare la spesa?
Le ciclabili non sono un’”invenzione” recente. Molte località, prima di Gorizia, le hanno realizzate. Hanno capito i pregi e i difetti e hanno cercato di ovviare a questi ultimi e migliorarle.
Ad esempio, per renderle ben visibili, le ciclabili hanno un colore di fondo diverso, rosso o verde e relative sfumature sia esso dipinto o mescolato con l’asfalto della pista (come in via Stuparich – via Terza Armata); la ciclabile viene indicata con opportuna segnaletica per consentire al ciclista di raggiungere il percorso (non intendo il segnale rotondo a fondo blu con il disegno della bici).
Inoltre i semafori hanno anche la segnaletica dedicata ai ciclisti e, in alcuni casi, una programmazione tale da non interferire con il traffico automobilistico.
Per questo, non vorrei che questo percorso, come altri, sia fatto per dare un contentino ai soliti ciclisti o che sia fatta come pista di sgambamento per i nipotini al seguito dei nonni. O peggio, come “recinto” per recludere i ciclisti…
Quali i “difetti”?
1.Il lato della ciclabile che termina sul piazzale Saba non offre alcune possibilità al ciclista di muoversi in sicurezza per raggiungere la stazione ferroviaria. Non esiste alcun passaggio ciclabile, tantomeno pedonale. Visto com’è collocato il temine, il ciclista dovrebbe girare a destra, lungo via Aquileia, raggiungere il piazzale divisione Mantova, risalire via Aquileia e quindi girare a destra per la stazione… Immaginiamo dei bambini/ragazzini alle prese di una tale situazione. Non ho parole.
2.Gli attraversamenti con le strade perpendicolari al Corso hanno lo stesso difetto di quanto fatto lungo la ciclabile di via della Campagnuzza: la riga perpendicolare, a fine tratto, obbliga il ciclista a dare la precedenza alla strada perpendicolare, mentre il pedone che fa lo stesso itinerario e direzione, ha la precedenza! In pratica il ciclista se diventa pedone, portando la bici a mano, ha precedenza sulle auto, se in sella, no! Eppure la segnaletica orizzontale è proprio quella che segnala un attraversamento ciclopedonale, quindi con “obbligo” di precedenza ai ciclisti e pedoni.
3.Il lato della ciclabile che termina di fronte alla banca, lascia il ciclista con l’interrogativo: devo scendere, in quanto ciò che segue è un marciapiede dedicato ai pedoni?
Solo per questi punti, un ciclista percorrerebbe, per praticità, la strada “normale”e darebbe giustamente sponda ai detrattori delle ciclabili per confermare che esse non vengono utilizzate e quindi inutili.
Per questo non ha senso dire che è sperimentale. Di esperienze, come citato prima, ce ne sono in tutte le parti del mondo. Basta “copiare ed incollare” migliorando opportunamente alle proprie esigenze.
La domanda che sorge spontanea è quella di capire se esiste un piano delle ciclabili all’interno del piano del traffico, sempre se questo sia periodicamente aggiornato.
In altre parole, c’è una programmazione di dove, come e quando fare le ciclabili cittadine? E’ importante prevederla, per connetterle sia alla viabilità ciclistica dei comuni limitrofi, a quelle previste dalla Provincia, a quella della Regione. Questa amministrazione – la Regione FVG, stando ai progetti, farà partire da Gorizia la ciclabile dell’Isonzo (in collegamento con quella in realizzazione in Slovenia) e quella della pedemontana. Da non dimenticare la rete ciclabile slovena, nella fattispecie a quella di Nova Gorica.
Altro aspetto da prendere in considerazione, sempre per favorire la viabilità ciclistica, è quello di liberalizzare i sensi unici per i ciclisti, escludendo, ovviamente quelli evidentemente pericolosi come, ad esempio, quello di via Bolivia / via della barca. Ponendo il limite a 30 Km/h, con opportuna segnaletica orizzontale e verticale, alcune vie cittadine a senso unico, potrebbero beneficiare di tale intervento. Ad esempio, il ciclista che si trova all’altezza di via Rabatta e via Colobini per andare verso il Lenassi, deve passare per piazza S. Antonio, via Lantieri, piazza S. Rocco, via Parcar, via Baiamonti, via V. Veneto…
Ultimamente è stata resa a senso unico via Lunga. Prima passavano due autoveicoli in direzioni di marcia opposte e, per quasi la totalità della strada, un lato era, ed è tuttora, adibito a parcheggio. Il progetto prevedeva una ciclabile, con transito per i ciclisti nei due sensi ed anche lo spazio per i pedoni. Un cordolo, non solo una striscia gialla, era previsto per garantire sicurezza e anche per indurre a ridurre la velocità. Questo non è stato fatto (ad oggi).
Il risultato è che ora chi percorre la strada, essendo consapevole che non troverà alcuno in senso opposto, va ben oltre i 30 Km/h imposti! Chi esce dai carrai deve fare molta più attenzione di prima. Figuriamoci i pedoni!
Temo che si verrà indotti a pensare da considerare inutile perché pericolosa la ciclabile in quanto restringerebbe la carreggiata!
Un’alta mancanza, clamorosa, è quella di non aver considerato tra le vie pedonalizzate un passaggio anche per ciclisti, visto che a questi è stato permesso il transito. Mi riferisco, ad esempio, tra via Garibaldi e via Mazzini e tra via Mazzini e via delle Monache.
Infine, in fase di costruzione di nuove strade o di rifacimento è sempre realizzato il marciapiede. Aggiungere la ciclabile come standard di progettazione? Il Codice della Strada prevede che accanto a ogni nuova strada o ristrutturazione va fatta una ciclabile (Titolo II – Capo I – Art 13 – c. 4-bis).
Conclusione.
Ben vengano le piste ciclabili, per favorire l’uso della bici che non inquina, fa bene alla salute, fa risparmiare, fa socializzare. Consente ai figli di essere più autonomi negli spostamenti in città, senza dipendere dal passaggio da parte di un genitore o nonno o zio…
Ultima considerazione: abituiamoci ad usare le luci ed essere visibili di sera, di notte. Esemplificativo il video a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=FuS5haCEejA.
Ben detto Nevio! Hanno disegnato le righe gialle per delimitare il recinto in cui costringere i ciclisti a contenersi. Poi forse ci faranno indossare sul braccio, in giallo, una ruota a raggi su una fascia e piazzeranno un Kapò che guardi e veda solo che noi. Diciamole forte queste cose e sottolineiamo che agli automobilisti tutto è consentito mentre, in questa città, i ciclisti sono i figli di un dio minore.
Ma che succede al pedone all'altezza del caffè garibaldi?
Il percorso pedonale non esiste più e per lui ci sono solo due possibilità: percorrere la ciclabile con possibilità che gli arrivi una bici in schiena o entrare nei tavolini del bar, prendersi un caffè, e uscire dall'altra parte.
Sosta caffè pagata dal comune?