La lettera pubblicata oggi su un quotidiano locale a firma dell’assessore Devetag non meriterebbe replica per il semplice fatto che non contiene alcuna argomentazione bensì soltanto insulti all’indirizzo di un lettore che aveva chiesto lumi sulle politiche culturali portate avanti dal “del quale”.
In effetti le domande restano tutte: cosa è stato fattto in questi anni a Gorizia che non fosse già stato ideato e avviato nel corso della “famigerata” amministrazione precedente? Oltre all’importanza del castello (sulla quale nessuno ha mai osato appuntare alcunché) quali altre prospettive sono state proposte alla città? Accanto alla (ormai evidente) devastazione del Colle quali iniziative sono passate dal livello delle parole a quello della concretezza e della realtà dei fatti?
A questi interrogativi e a tanti altri (per esempio, collaborazione transfrontaliera: cosa, in concreto?) Devetag non risponde, sembra vivere in un’altra città ed essere assessore di un’altra Giunta: sottolinea le “baruffe” del centro sinistra, dimenticando di dire che esse sono state conseguenti a ben due vergognose mancanze di numero legale in due giorni consecutivi da parte di una ben poco coesa maggioranza sul più importante atto amministrativo dell’anno; addirittura dimostra di non sapere neppure da chi è composto il Consiglio onorando il suo competente ma non eletto interlocutore come “consigliere comunale”!
D'altra parte Lui è un poeta come Bondi, immaginifico quando parla delle Molucche, sublime quando con non chalance parlà dell'open air in piazzà della victorià che se ga già rovinà con bon pacè degli appaltateur che pagheromme coi nostri schei.
Noio no comprendon le francaise de Totò et de Pepin!
Chiamato diretamente in causa ho già provveduto a rispondere tramite Il Piccolo che, spero, non ritarderà la pubblicazione della mia risposta. In ogni caso quelle di Devetag, lo confermo, mi paiono farneticazioni di chi vive una stato diprofondo malessere psichico. Mi auguro che il Sindaco in persona se ne faccia carico.
Dario Ledri