E così, si è arrivati alla svolta: l’intervento del Segretario di Stato Vaticano e quello che seguirà lunedì da parte del Presidente dei Vescovi italiani sono con ogni probabilità il segnale che la sostituzione del premier è cosa fatta.
Al di là dell’ovvio richiamo alla “moralità” nella politica e del leggero imbarazzo che trapela in ambienti finora molto indulgenti con i vizi del premier è interessante notare che lo stato maggiore della Chiesa interviene dopo il Capo dello Stato Napolitano “condividendone” le preoccupazioni.
Si tratta ora di capire quando e come verranno alla luce gli intrecci e le trattative che si incarneranno nel nome del prossimo presidente del consiglio e dei suoi collaboratori; ci si domanda con ansia se la transizione sarà “leggera” e se il satrapo di Arcore accetterà di farsi da parte senza continuare nella parte di Sansone che vuole morire con tutti i filistei.
C’è un’alternativa allo squallore di una politica che sta finalmente scaricando il peggio del peggio, ma sembra voler rigenerare il suo lontano passato riproponendo schemi desueti in contesti completamente nuovi? Si può pensare a uno sviluppo sostenibile della Nazione nell’ambito di regole finalmente osservate e condivise? Si può immaginare la fine della “casta” e l’inizio di una nuova politica, “vino nuovo in otri nuovi”?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Non illudiamoci! Sarà più duraturo del bronzo (faccia annessa). I suoi diadochi gli fanno quadrato e della faccia ci rimettono la loro. Nè l'opinione tiepida e tardiva della Chiesa guardinga e cauta, nè le morbide rampogne del Presidente produrranno l'effetto che gli italiani disgustati si attendono. Ce lo dovremo tenere con tutti i suoi risvolti penosi (storielle comprese). I suoi mercenari allarghino pure i portafogli. Lui – è certo – continuerà a rimpinguarglieli!