La “caduta” di Hosni Mubarak sembra imminente. E’ interessante questa odierna agenzia Misna dall’Egitto che ricostruisce il clima politico alla base della protesta popolare.
“La gente in piazza Tahrir aumenta giorno dopo giorno e per domani è attesa un’imponente manifestazione, nel giorno della preghiera musulmana, che potrebbe riportare in strada milioni di persone”: ne è convinto Luciano Verdoscia, missionario comboniano contattato dalla MISNA al Cairo nel 17° giorno di manifestazioni e mobilitazione popolare per chiedere le dimissioni del presidente Hosni Mubarak. “Dall’inizio della rivolta, con il cambio di governo e il mutato atteggiamento delle autorità nei confronti di quella che senza dubbio è una protesta senza precedenti negli ultimi trent’anni – sottolinea il religioso – l’adesione va aumentando anche in seguito ad articoli di denuncia, pubblicati dai giornali di opposizione, in cui si svela la corruzione della classe dirigente”. La gran parte degli egiziani, aggiunge Verdoscia, vede per la prima volta messe nero su bianco le prove della cattiva gestione e degli abusi commessi da un’élite politica arricchitasi durante anni in cui agli egiziani si chiedeva di stringere la cinghia e risparmiare, con l’aumento dei prezzi, per mandare i figli a scuola”. Tutto questo, secondo il missionario “sta alimentando una profonda presa di coscienza, che accresce la rabbia e il malcontento di tutti, non solo degli sparuti gruppi di opposizione che finora non erano riusciti a mobilitare le piazze”. È in questo scenario che oggi anche diversi sindacati hanno deciso di unirsi ai manifestanti e organizzato scioperi e cortei in varie zone della città, a cominciare da quella degli avvocati che, vestiti con le loro toghe nere, stanno marciando verso il palazzo Abdin sede di uffici presidenziali. O quella dei medici e degli infermieri usciti dall’ospedale Kasr el Aini in camice bianco. In questa fase, osserva ancora il missionario alla MISNA, la protesta sembra spaccata tra chi considera accettabili le proposte del governo – soprattutto gli imprenditori che temono una catastrofe economica – e la gran parte della gente che chiede un cambiamento radicale e teme che il regime voglia calmare le acque solo per rilanciarsi e assicurarsi la successione.
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