La commissione speciale “Schengen” ha visitato lo scorso venerdì il Centro di Identificazione e Espulsione (cie) di Gradisca d’Isonzo. Ne è uscita dichiarando che deve essere completamente ristrutturato e che la situazione è sostanzialmente incompatibile con le esigenze di dignità e diritto di ogni persona umana. Del resto anche i sindacati di polizia hanno denunciato da tempo una realtà “ai limiti della tragedia”, con una situazione crescente di grave malcontento. Non occorre essere chissà che informati per passare sotto le mura che circondano il centro e sentire le urla che a volte provengono dai tetti o dall’interno delle poche camerate superstiti. Nel frattempo da un momento all’altro si attende la “deportazione” degli ospiti del Centro per richiedenti asilo che dovrebbero essere trasferiti tutti a Mineo, presso Catania, in una specie di villaggio ghetto isolato sopra una collina. Il tutto per far posto ai profughi dalla Libia e dal resto del Nord Africa, spostati dalla Sicilia all’estremo Nord. Insomma, la Penisola è attraversata in questi giorni da convogli di disperati scortati che sono animati dalla speranza che la loro domanda di asilo possa essere accolta da qualcuna delle commissioni ad hoc.
Non ci si può attendere alcun aiuto dalla politica repressiva attuata senza troppi complimenti da leggi assurde; si pensi in particolare alla norma della finanziaria regionale sul welfare – impugnata e “condannata” dalla Corte Costituzionale ma tuttora vigente – che sta creando non pochi grattacapi e conflitti di competenza tra Comuni (pochi e coraggiosi) che la applicano a favore degli immigrati e Regione che di fatto non sa che pesci pigliare.
Meno che meno brilla la politica estera, clamorosamente (e tragicamente) ridicolizzata sulla questione libica: prima super amici di Gheddafi poi tra i primi ad allinearsi contro il rais alla caduta di Bengasi ora Berlusconi, Frattini e c. sembrano pronti a ricredersi “fermando” possibili interventi europei nel momento in cui il leader – sempre più feroce e pericoloso – sembra avere le carte per riprendere il sopravvento. Della serie, vediamo un po’ da che parte tira il vento…
Gran confusione insomma, a tutti i livelli, perfino i movimenti per la pace sembrano spariti dalla circolazione nonostante una situazione sempre più esplosiva. Forse un giorno, tra una cinquantina d’anni, qualcuno “inventerà” una “Giornata della memoria” dei caduti nel deserto libico o nel Mediterraneo; e molti proclameranno il loro retorico “mai più!” chiedendosi “come avevamo fatto a non accorgerci di ciò che accadeva sotto i nostri occhi”.
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