La stampa locale ha dato ampio risalto alla vicenda della casa di via Franconia, che ha avuto il solo ma fatale torto di trovarsi troppo in prossimità del passaggio dei camion e di altri mezzi adibiti al movimento terra che devono provvedere alla costruzione del primo tratto di risalita meccanica al castello. Il risultato è stato che la proprietà dell’immobile e del terreno circostante ha provveduto, in tempi rapidissimi, alla demolizione del manufatto e del muro di cinta rendendo così più agevole e sicuro il transito dei mezzi che, a detta dell’impresa appaltatrice, era reso pericoloso a causa delle forti sollecitazioni dovute alle vibrazioni ed alle scosse procurate dal passaggio del traffico pesante. Si dà il caso, tuttavia, che il manufatto, pur in cattive condizioni, risulti classificato nel PRGC quale immobile rientrante nel gruppo 5 (edifici rurali da valorizzare) e inserito nel Patrimonio della città (non a caso nelle tavole del Piano appare opportunamente evidenziato). Se così è, e la documentazione acquisita dal Forum per Gorizia lo testimonia inequivocabilmente, risulta fin troppo rozza l’affermazione del sindaco Romoli, nonché assessore ai lavori pubblici, che invece ha pubblicamente dichiarato che trattasi di “un rudere, un vecchio fienile senza alcun valore” . Dunque un “vecchio fienile”, che però non poteva essere abbattuto sic et simpliciter come invece è stato fatto in tutta fretta, aderendo ad una richiesta dell ’Amministrazione comunale. Nel caso. quanto meno curiosa appare la fretta con cui si è provveduto alla demolizione non rispettando nemmeno i trenta giorni previsti dalla dichiarazione di inizio attività (DIA) tra il deposito dell’atto e l’inizio dei lavori, nella fattispecie di demolizione. E ancor più curiosa appare la mancanza di un formale atto di autorizzazione alla demolizione da parte degli uffici comunali competenti trattandosi di un immobile rientrante nel patrimonio della città, mentre pare abbia assunto valore liberatorio il silenzio/assenso, per altro ridotto a solo qualche giorno, degli uffici competenti, se non proprio una autorizzazione verbale stante l’assenza di ogni documento attestante l’autorizzazione alla demolizione in deroga al PRGC, magari accampando l’assoluta urgenza per motivi di sicurezza. Quei motivi di sicurezza che mai in precedenza erano stati ravvisati non essendoci, sino a qualche giorno prima, nessun segnale di pericolo di crollo a tutela della cittadinanza.
Insomma, comunque la si guardi la vicenda non appare delle più chiare e lineari perché se un immobile risulta censito quale appartenente al patrimonio cittadino, anche se trattasi di un “vecchio fienile senza valore”, crediamo che non se ne possa disporre la demolizione in assenza di specifica autorizzazione, ma soprattutto che l’amministrazione comunale non possa richiederne l’abbattimento in assenza di documentazione attestante lo stato di pericolosità.
Se così non è, e come trasparenza vorrebbe, invitiamo il sindaco a produrre tutta la documentazione che possa smentire la nostra ricostruzione dei fatti attorno ad “un rudere senza valore”. Crediamo che ne abbia ampia possibilità documentale senza dover rimandare il tutto alle calende greche, come ha fatto per la presentazione alla cittadinanza goriziana di una meraviglia del XXI secolo: un ascensore a trazione meccanica per il castello.
la cosa che colpisce è questa: il rudere giù in un nano secondo perchè ostacola un'opera pubblica "voluta" dai cittadini (strano però che i no agli ascensori prevalgano in ogni sondaggio), invece aree anche pubbliche, come in via Trento in totale abbandono, anche se magari il cittadino vorrebbe la fine dell'peraltro orrendo manufatto direzionale che avrebbe dovuto comprendere anche giardini per il pubblico. Dopo battaglie in consiglio, hanno "liberato"almeno il marciapiedi, ma il resto sta fermo. Insomma ci si muove a due velocità, sempre e comunque contro quello che vuole la gente.