La Corte di Casssazione ha stabilito poche ore fa che nelle aule pubbliche deve essere appeso “solo il crocifisso” negando così di fatto la possibilità di accogliere simboli appartenenti ad altre religioni. Forse qualche cattolico tradizionalista o qualche “ateo devoto” leghista esulteranno per questa sentenza.
Si tratta invece di una sconfitta per chi crede che il crocifisso non sia il simbolo identificativo religioso di una specifica cultura “occidentale” bensì il segno misterioso della fede nell’amore di Dio nei confronti di ogni essere umano. Il “crocifisso culturale” è stato brandito per crocifiggere ebrei e musulmani, cristiani di diverse confessioni in lotta fra loro, ancor oggi per scacciare dal territorio italiano gli immigrati che cercano lavoro e vita migliore. Il “crocifisso vero”, quello narrato dai Vangeli, è nascosto nel profondo del cuore dei credenti che trovano in Lui la forza per una dedizione totale al progetto di Gesù di Nazareth: amore, accoglienza illimitata, amicizia, perdono, nonviolenza attiva, fraternità, solidarietà, condivisione…
Quanto sarebbe meglio per i cristiani liberarsi dall’invadente crocifisso culturale e coltivare nel loro modo di pensare ed agire il “crocifisso interiore”, la Jesus Revolution di sessantottesca memoria!
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