Qualcosa era accaduto mentre l’elicottero del premier stava atterrando sulla cima del colle del castello. Sì, ma cosa? Si saranno chiesti tutti i lettori delle puntate precedenti. La risposta è in questo post, quinto e ultimo capitolo della saga “Non è un paese per caprioli”, le cui puntate precedenti sono state pubblicate il 12, 16, 23 febbraio e il 6 marzo. Buona lettura…
Ma cos’era successo? Una bomba, disse il primo avvocato, un residuato bellico, disse il secondo, “quel capriolo era più bello che intelligente – disse il nonno di Pier Pier Silvio – se no, non sarebbe finito sotto l’elicottero”.
Tutt’attorno un fumo carico di terra si sollevava pigramente. A stento si intravedevano le casette del colle demolite dall’esplosione, ma erano tutte vuote e di nessun pregio, casette qualunque, anzi fienili, anzi baracche, niente, non erano niente … ruderi. Intanto il fumo e la terra avevano avvolto quella che un tempo era la bianca piazza sottostante il colle del castello. E proprio lì si stavano radunando tutti i cittadini, attirati dal gran botto.
Il nonno arrivato in elicottero disse che lui era esperto in queste cose e promise di ripulire la piazza e il paese tutto in sette giorni. Il nonno sindaco disse “Che bella occasione! Visto che siamo in tanti qui riuniti, vorrei presentarvi il progetto dell’ascensore”. Tanti? Tutti! in piazza c’erano proprio tutti. Impolverati e impauriti ma da tutti, proprio da tutti, partì un primo sommesso mormorio di disapprovazione.
I due nonni iniziarono a parlare e sparlare, tanto che ci vuole? Il nonno dell’elicottero raccontò una barzelletta osé su un uomo che restava chiuso in ascensore con un gruppo di giovani donne. “Quel capriolo non fa notizia …è solo gossip” lo rassicurò chi gli curava l’immagine. E poi ancora frasi imparate a memoria, accuse a vanvera e la cerbiatta, non era mica minorenne! aveva già un figlio … ma dove sono i microfoni e i giornalisti … uno della TV si presentò con un plastico della collina … e allora “che si inizi il programma, che così sistemiamo tutte le cose!”
Nel frattempo la professoressa di storia nonché mamma di Pier Ettore, corsa al rifugio sotto il castello, aveva fatto uscire il bambino e il piccolo cerbiatto e stava cercando inutilmente di nascondere alla loro vista il corpo senza vita della mamma-cerbiatta. Fu in quel momento che con stupore tutti si accorsero che sulla collina erano arrivati a frotte i caprioli. Erano tantissimi e Pier Ettore (forte in matematica) li contò velocemente: 249 + 1, il piccolo bambi. 250, il totale tornava, eppoi dicono che i sogni non sono premonitori!
Il nonno dell’elicottero e il nonno sindaco per distogliere l’attenzione da tutti quei caprioli, continuavano a parlare e parlare, ma nella piazza impolverata e stanca di sentirli, calò un immobile silenzio. L’attenzione dei cittadini invece che dai due nonni che parlavano alle cineprese, ai taccuini e alle macchine fotografiche, era catturata dal piccolo bambi che piangeva disperato accanto al corpo della madre e da Pier Ettore che tentava in tutti i modi di consolarlo.
Allora il nonno sindaco disse “ma si, facciamo parlare quel bimbo, vieni Pier Ettore” …mah, che cavolo di nome da dare a un bambino! e poi – pensò – potrò presentare il progetto dell’ascensore. Nel più completo silenzio Pier Ettore dapprima intimidito, prese coraggio e semplicemente disse : ”io vorrei giocare con i caprioli…sulla collina verde” e poi aggiunse “e questi due nonni … a me non piacciono proprio per niente”.
La folla restò ferma, immobile, quindi, dapprima timoroso, poi più convinto, infine fragoroso, salì al cielo un applauso che pareva non finire più.
Finì invece, solo perché fu sovrastato da salti di gioia ed euforia generale e in quella piazza, sporca e polverosa, in mezzo all’eccitazione e alla confusione che seguì, Pier Ettore fu portato in trionfo, ed eletto, seduta stante, nuovo sindaco del paese.
Niente fu come prima. Nessuno credette più al nonno sindaco, al nonno dell’elicottero e a tutti gli avvocati, manager, dirigenti, amministratori e comunicatori. Le casette furono ricostruite e il colle rimboscato era più bello di prima: un parco dove per i più piccoli era divertente giocare e per i più grandi socializzare. I caprioli accompagnavano la gente dalla piazza fin su al castello che, offeso da quella bomba e dalle bugie dei governanti, si trasformò in simbolo di pace e divenne un gran centro culturale e scientifico. Qui venivano filosofi e poeti, artisti e scrittori che con gentilezza insegnavano a tutti la voglia di sviluppare il pensiero critico senza lasciarsi allevare dalle TV.
Per la festa di fine anno invece del solito trenino al ritmo di brigitte bardò bardò, giunsero Bob Dylan e Neil Young. Fu soppressa la delibera anti-schiamazzi e Mick Jagger assieme a Lady Gaga girovagavano in paese tutti i sabati e domenica. Clint Estwood da mesi girava sulla collina del castello un film sulla bomba, un film destinato all’Oscar.
Nessuno in quel paese diventò mai ricco, ma tutti vissero a lungo.
Felici e contenti.
la compagnia dei transalpini
e par sta volta scrivo par talian, par quel commento che me par dovaria serar ste bele puntate:
….il bimbo ascoltava affascinato la mamma raccontare la fiaba di castelli e di ascensori, di elicotteri e di nonni, e pensò: “è proprio una fiaba! come si può credere che la gente viva dipendendo dai ricchi che non pensano ad altro che diventare più ricchi e da amministratori così poco democratici? e che acconsenta a grandi inutili opere? la realtà è diversa, le persone pensano con la propria testa e non si lasciano raccontare le favole nè dai nonni nè da nessun altro”. E uscì in giardino, per accarezzare l’amico capriolo