La tragedia di Lampedusa interroga. Per quanto tempo non si sa, ma per ora sembra che abbia smosso le Regioni (escluso il Fvg che ha ottenuto il “risultato politico” – citazione Seganti – di non essere coinvolto) e che qualcosa di nuovo si stia verificando nei sotterranei del Potere. Ci volevano 250 morti quasi davanti alla spiaggia per far togliere la testa dalla sabbia e guardare in faccia una realtà, quella di qualche migliaio di persone “abbandonate” dal Governo insieme agli splendidi abitanti della bella isola nel Canale di Sicilia.
Altra scena, apparentemente fuori argomento: Gorizia sta perdendo tutti i suoi pezzi, un quotidiano oggi elenca una serie di “servizi” ormai spariti, dalla Banca d’Italia all’Ente Fiera e tanto altro. Più volte anche su questo blog sono stati indicati i numerosi siti di proprietà del Comune o della Regione (ricordate casa Fogar sul ponte di Pevma? Oppure lo stesso ex ospedale di via Vittorio Veneto) in stato di totale degrado. Nei primi anni 2000 la Caritas diocesana ha dimostrato che accogliere oltre 15mila persone in un anno – sia pur per breve tempo – è possibile; e anche che tale accoglienza può essere rispettosa del diritto e della dignità della persona umana, come testimoniato dalle centinaia di volontari che avevano deciso di mettersi a disposizione in quell’occasione.
Allora la proposta/sogno: Gorizia stila un progetto – programma di accoglienza/integrazione che offra agli accolti un tetto temporaneo, la possibilità di lavorare per la sistemazione, la manutenzione degli edifici e una pionieristica autogestione del vitto, un adeguato servizio sanitario coordinato dall’ASS2 Isontina, un personale professionale in grado di operare attivamente in sinergia con il mondo del volontariato.
Cento, duecento o forse anche di più. Ecco, almeno cento persone potrebbero arrivare, essere distribuite in gruppi di trenta massimo cinquanta, abitare con noi inizialmente per almeno i sei mesi previsti dalle regole e smuovere l’economia e la vita civile del territorio portando indotto, centralità nell’informazione nazionale (e non solo), conoscenza di altri mondi: se poi tale proposta fosse condivisa con Nova Gorica (ecco un buon punto di partenza per il fantomatico Gect e per i fondi europei – per ora più sogno del post che state leggendo – che avrebbe dovuto portare!) si potrebbe far conoscere al mondo un’autentica “città internazionale della solidarietà”. Con quali fondi? Con quelli – proprio tanti – che il Governo sta dilapidando costruendo megacentri isolati in pochi siti d’Italia o investendo milioni di euro che finiscono nelle tasche dei gestori dei Cie e dei Cara.
E’ ovvio, occorre pensarci un po’ su, qui si propone solo di incamminarsi per questa strada e di aprire un dibattito rovesciandone il contenuto: non più “come posso evitare?” ma “come posso fare per accogliere degnamente?” e anche – perché no? – per trasformare la situazione in occasione di crescita per un intero territorio. Se tutti ragionassero in questo modo e una Gorizia (35mila abitanti) accogliesse solo 100 persone, in proporzione l’Italia potrebbe ricevere molto dignitosamente 600mila profughi…
Approvo. E' questa la strada da percorrere, anche con gli studenti universitari e chiunque desideri un luogo dove esprimere la propria creatività e lavorare. Dare loro spazio. Hai una buona idea? Hai una capacità? Vorresti fare qualcosa e non sai dove? Vieni da noi, te ne daremo la possibilità.
http://www.corriere.it/editoriali/11_aprile_07/magris-accoglienza-immigrati_68b737c6-60d6-11e0-9e67-aae4bf36a1a3.shtml
i 15.000 seguiti dalla Caritas non hanno mai dato problemi di ordine pubblico.
Quelli "accolti" dallo stato sono in rivolta continua.
Chi è capace di coniugare diritti e ordine pubblico?