Molti dicono “io voto la persona, non lo schieramento”. Chi la pensa così compie un grande errore di prospettiva perché in realtà anche le piccole elezioni di provincia o di città sono conteggiate a livello mediatico come una promozione o una bocciatura di figure ed interessi di livello regionale e nazionale.
Ciò non toglie che ci siano delle differenze e ordinariamente positive quando si osservano i “movimenti” precedenti la tornata elettorale.
Scorrendo i nomi dei candidati alle prossime amministrative in provincia di Gorizia sembra possibile riconoscere una certa tendenza: nel caso in cui si presenti il sindaco uscente e in quello opposto l’età dei componenti la squadra è mediamente molto bassa. La percentuale di coloro che oltrepassano i 40 anni è veramente esigua, il che porta ad immaginare dei futuri consigli comunali caratterizzati dall’entusiasmo trascinante dei giovani.
Il fenomeno è interessante se lo si rapporta a quello inverso, tipico delle assemblee parlamentari e dei consigli regionali, dove i ben pagati scranni sono generalmente occupati da Matusalemme, dai suoi figli e dagli eventuali nipotini. Non è difficile dare spiegazioni al fenomeno: da una parte un esercito di persone che si mettono in gioco praticamente a costo zero, compiono ogni sorta di sacrificio di tempo ed energie, si sentono protagonisti della costruzione del “bene comune”; dall’altra una casta composta per lo più da stanchi burocrati di partito preoccupati soprattutto di non perdere la loro fetta di potere.
Comunque sia l’indicazione dei piccoli Comuni del Goriziano deve essere recepita, anche in vista dell’appuntamento del capoluogo tra un anno: la forza di una lista non sta tanto nella scelta della/del candidata/o sindaco quanto nell’accoglienza in essa di persone per lo più molto giovani, coadiuvate all’interno da poche e all’esterno da molte altre con maggior esperienza e capacità di relazioni con il territorio amministrato.
Non si tratta di giovanilismo fine a se stesso, ma del superamento di una sempre più radicata personalizzazione della politica: purtroppo ormai non si vota più un’idea, ma neppure un gruppo che si riunisce attorno a un programma; si votano invece liste “ad personam”, la donna o l’uomo “della provvidenza” in grado al massimo di garantire soltanto se stessa/o. Seguire l’esempio delle liste di questi giorni significa – per ora forse soltanto a livello formale – iniziare ad invertire la rotta.
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