La scorsa fine settimana la stampa ha riportato due notizie di grande impatto locale. La prima riguarda l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che ha dichiarato che nelle nostra Regione c’è poco mercato e quindi non c’è ragione per investire. La seconda riguarda la Commissione Europea sulle Infrastrutture che ha deciso di far terminare l’asse adriatico-baltico, una delle 5 reti transeuropee che collegheranno l’Italia all’Europa, non a Bologna come originariamente stabilito, ma a Capodistria.
L’aspetto curioso è che il governo italiano sembra disinteressato a queste vicende: lascia a Moretti completa libertà d’azione e non fa parte dei tavoli di concertazione della Regione baltica e di quella danubiana, ma solo di quello della Regione adriatico-ionica. In altre parole nessuno a Roma e neppure a Milano ha valutato i benefici economici che porterebbe all’Italia l’incremento dei traffici merci fra la Padania e il bacino danubiano-baltico e si è preferito intrattenersi con paesi come la Bosnia, il Montenegro o l’Albania. Tranne poi lamentarsi delle conseguenze negative delle nostre scelte estemporanee e dichiarare anche in veste ufficiale che l’Italia non vuole più giocare all’Europa.
Ancor più curioso il fatto che l’Europa vede la nostra Regione e i territori contermini come centrali e individua a Capodistria il nodo terminale di una fondamentale rete di trasporto transeuropeo, mentre per Moretti il FVG rappresenta solo che un peso. E infatti l’Europa vede lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto nella prospettiva dei traffici a 5, 10, 15 anni, le FS invece sono ormai una società che non vede dietro l’angolo, con un bilancio sempre in rosso, ripianato ogni anno dallo Stato a suon di miliardi di euro. Riserva pessimi servizi ai pendolari, snobba le reti regionali, se può tagliare binari li taglia, non ha investito niente sul traffico merci, che non solo è fra i più bassi in Europa, ma è addirittura crollato negli ultimi due anni del 38% (dato Shippingonline). Dopo che per un anno in FVG si era straparlato di Superporti, ora si sta tornando alla grande all’autotrasporto. Tanto vero che di tutti i progetti presentati sono solo le autostrade che vanno avanti.
Che fare? Almeno prendere coscienza del disastro che incombe, capire che stiamo perdendo la corsa per rendere concorrenziali le nostre infrastrutture e i nostri servizi logistici, visto che noi continueremo a offrire solo autostrade mentre altri offriranno autostrade, treni e porti. E ricordarci anche che tre anni fa è fallita Alitalia per l’insipienza del nostro sistema paese, fallimento pagato dai contribuenti italiani, e che le FS, pur non essendo ancora fallite, costano un’enormità al contribuente italiano. Secondo il giornalista Claudio Gatti, autore del libro Fuori Orario, nel quinquennio 2004-2008, i 22 milioni di famiglie italiane hanno pagato una sorta di “canone FS” di 273 euro l’anno, circa due volte e mezza il canone Rai.
Mario Delneri
Leggo, tra l'altro, di un paese che si chiama Padania. Abbiamo metabolizzato anche questo?