Allora si bombarda. Sì, ma solo “obiettivi mirati”, evitando di “colpire i civili”. Così almeno sembra, anche se da questo Governo ci si attende ogni giorno tutto e il contrario di tutto. “Non c’è contraddizione con quanto affermato in precedenza” (“partecipiamo ma senza sparare”) – assicura la Farnesina, “il nostro interlocutore politico sono i comandi militari dei rivoltosi”. Già da queste poche dichiarazioni si comprende lo stato di confusione in cui versa l’Italia impegnata nella più strana delle guerre: c’era forse qualche altro Paese che sosteneva esplicitamente la necessità di bombardare anche “obiettivi non mirati”? O che si prefiggeva deliberatamente di “colpire i civili”? Tra dire “partecipiamo ma non spareremo mai” e “bombardiamo gli obiettivi mirati” non c’è contraddizione? E chi sono questi “comandi militari dei rivoltosi” con i quali si è così strettamente legati da rendere carta straccia tutti gli accordi solennemente presi con Gheddafi un paio di mesi prima che “cadesse in disgrazia”? E soprattutto, perché e contro chi “siamo” in guerra?
In questo contesto non è molto chiaro il quadro politico italiano (quando mai lo è stato?): per molto meno – i se e i ma di qualche parlamentare dell’allora maggioranza sull’ampliamento della base militare di Vicenza – quattro anni fa la destra gridava allo scandalo e tacciava il Governo Prodi di irresponsabilità. Oggi il partito decisivo rispetto all’attuale linea del Governo contesta senza mezzi termini l’intervento armato in Libia e la destra fa tiepide spallucce preoccupata soprattutto della “resa” elettorale delle varie posizioni. Non si affanna troppo a causa di un contrasto su quisquiglie quali ad esempio la politica e le alleanze internazionali forse perché ha trovato un apparentemente inspiegabile appoggio dal Centro Sinistra; a livelo parlamentare quest’ultimo punterà probabilmente a una convergenza su un proprio documento, per far di necessità virtù: dimostrarsi “responsabili di fronte alla Nazione” (ma nessuno ha ancora spiegato cosa sta accadendo veramente in Libia) e trovare la propria fetta di visibilità mediatica. In grave difficoltà invece la Sinistra, “scavalcata” dalla Lega nella politica del non interventismo, dimenticata dai più forti gruppi che controllano i media, non riconosciuta neppure dall’universo pacifista che continua a esistere, ma completamente oscurato dall’informazione “che conta”. Sono passati solo otto anni dal 15 febbraio 2003, quando 150 milioni di persone sfilarono in tutte le capitali mondiali per dire “no” alle guerre di Bush in Afghanistan e in Iraq; oggi non soltanto quasi nessuno sfila contro la complicata guerra di Onu, Nato e Unione Europea mai così divise, ma l’argomento è stato al massimo vagamente sfiorato in pochi dei milioni di discorsi del 25 aprile. Speriamo che vada meglio il Primo Maggio, ma lo sventolio delle bandiere arcobaleno sembra essere un ricordo ormai molto lontano.
Il fatto che il presidente della repubblica dica che i futuri bombardamenti sono consequenziali alle scelte fatte in precedenza e che il pd di fatto sostenga questa strategia demenziale (leggere l'ultimo numero di Limes sulla Libia per conoscere le palle dette da agenzie di informazione su cui metteremmo la mano sul fuoco: leggi Aljazeera) mi lascia senza parole. Questi fanno scempio della Costituzione e poi ne sono paladini a corrente alternata. Siamo ormai al delirio. E il pd sarebbe il meno peggio? Mi dispiace ma sta volta ha proprio ragione Calderoli.
ok, vergognoso quel che sucedi…ma parlè de Gorizia, ogni tanto!