Ho letto l’articolo sul Piccolo “Guerra fredda sulla maxi foto” pubblicata dal vostro giornale e vorrei fare alcune considerazioni. Credo che, per troppo tempo e talvolta volutamente, Gorizia sia vissuta nel clima della guerra fredda, spesso consapevolmente alimentata: sarebbe troppo facile dimostrare che l’esistenza del confine non è stata solo una lacerazione, ma anche l’occasione per alcuni di rendite politiche, affari, contributi statali, assistenza. Di questo bisognerà scrivere la storia. Ma ormai la guerra fredda e lo scontro ideologico vanno superati: al di là del confine non ci sono più i “titini”, ma persone dinamiche con cui è vitale che Gorizia collabori. Se da un lato si vuole fare il GECT, ma dall’altro ci sono retro pensieri sui nostri partner, se vogliamo ragionare sul goriziano come territorio omogeneo e poi non applichiamo la legge 38, il percorso sarà molto arduo. Il problema è che oggi la posta in palio è la sopravvivenza della città, la sua capacità di espandersi, dal punto di vista economico e dei servizi. In questo senso vanno rifatti i conti con il passato: non possiamo infatti permetterci di rendere episodica la nostra azione di collaborazione, perché facciamo un passo avanti ed uno indietro con gli amici di Nova Gorica.
A mio avviso i conti con il passato vanno però fatti su un piano di assoluta parità e di rispetto reciproco tra gli interlocutori. Non è dunque razionale che l’assessore alla cultura di Gorizia, invitato nella sede del giornale per la presentazione del lavoro, sostenga che il pannello storico allestito dalla rivista Isonzo Soča, “è troppo sbilanciato” e che verrà sottoposto a giudizio dalla commissione storica del Comune. Parlare di “sbilanciamento” significa non guardare con il necessario distacco – essenziale per un assessore – al fatto che il punto di vista che abbiamo rappresentato è un modo di guardare alla storia assolutamente legittimo. Il punto di vista di coloro che hanno patito le violenze del fascismo, degli sloveni, di coloro che hanno fatto la Resistenza è un modo di vedere le cose che ha la stessa dignità di quello del famigliare di una persona scomparsa nella foiba.
Compito della politica è favorire il confronto, lavorare per il riconoscimento ed il rispetto di tutte le posizioni, sempre che si pongano all’interno dei valori e dei principi della Costituzione, non sgridare gli scolari che non si uniformano al pensiero e alla “cultura” dominante in città da sessant’anni. Dominare infatti non significa dire la verità, ma semplicemente avere avuto il potere e gli strumenti per imporre un modo di leggere il passato. Il giornale Isonzo Soča da decenni offre alla città un grande contributo, in termini di idee e di proposte concrete, sui temi della cultura, ovviamente dal suo osservatorio e con la sua sensibilità. Qualcuno vuole confrontarsi con noi, entrare nel merito delle nostre proposte, rispondere agli inviti che facciamo, oppure saremo perennemente rimandati a settembre?
Anna Di Giannantonio
redattore di Isonzo Soča
al giudizio della Commissione Storica del Comune? E cosa vuoi che dicano???