C’era una volta il “partito dell’amore”. Una parte si è smarcata già prima del 2008 (Casini, Buttiglione, ecc.), un’altra parte è fuoriuscita con Fini (Fli e altri, osservati con una certa simpatia perfino dai settori della destra pd): tutti si stracciano le vesti contro l’arroganza del premier che governa “ad personam”, nessuno ha mai speso una parola per chiedere scusa agli italiani. Bastava dire: “E’ vero, l’abbiamo fatto vincere noi, eravamo sul palco mano nella mano a cantare Forza Italia, siamo stati degli ingenui…” (vero Udc?); oppure: “L’avevo già mollato, poi l’ansia di potere mi ha accecato e ho costruito con lui il Pdl, ho sbagliato e io sono tra i maggiori responsabili della situazione in cui versiamo. Ma adesso ho finalmente aperto gli occhi, chiedo perdono…” (vero Fini, ecc.?). Nulla di tutto questo, solo una corsa a riposizionarsi, possibilmente saltando sul carro del prossimo vincitore che tutto fa pensare sarà oggi e sempre il “centro”, cioè il pentapartito di andreottiana memoria. Con la benedizione della Chiesa, dei veteroliberali, dei veterosocialisti, dei veterorepubblicani e così via.
Niente di nuovo sotto il sole? Sì, ci sono enormi novità e non buone: camminando per l’Italia si osservano da vicino molti fenomeni che sempre si sanno ma non sempre si tengono presenti. Migliaia di piccole fabbriche chiuse, intere periferie industriali trasformate in squallide discariche, cementificazione di buona parte del verde in pianura sostituito ovunque da orribili centri commerciali (si pensi a Villesse – là dove c’era l’erba… – e si moltiplichi per mille), proliferazione di centinaia di “compratori d’oro” anche nei più piccoli centri di montagna. Insomma, la sensazione è di un Paese meraviglioso che si è clamorosamente fermato e che sembra non avere futuro: città con decine di migliaia di abitanti hanno vissuto e sono cresciute attorno a specifiche attività industriali; adesso che le fabbriche sono serrate, le campagne sono cementificate o comunque gestite attraverso sofisticati sistemi automatici, il terziario ha esaurito i propri posti… come si potrà continuare ad andare avanti?
Insomma, mentre gli ex alleati sputano nel piatto in cui hanno abbondantemente mangiato i ministri si insultano tra loro e il capo del governo sconfessa di fatto il suo stesso responsabile dell’economia, l’Italia va a rotoli, vittima di una crisi che costringe le famiglie a raschiare il fondo del barile, i giovani ad attendersi un domani – nello stramigliore dei casi – una pensione da fame, i risparmiatori a rompere gli ultimi salvadanai. In una situazione così grave la tentazione di abbandonare la politica degli interessi e dei giochetti elettorali è molto forte; ma è altrettanto forte la convinzione che il disimpegno non è sicuramente la soluzione dei problemi.
ab
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