Visibilmente in difficoltà dati gli ultimi sviluppi della “questione ascensore”, Romoli si scopre archeologo. Non è la Sovrintendenza che chiude il cantiere, ma è lui stesso che, orgoglioso del ritrovamento, lo pensa un’ulteriore attrattiva nei pressi dell’ascensore. La realtà è un’ altra, così sintetizzabile.
1) Si sono iniziati lavori su un colle dove tutti sapevano esserci mine e possibili reperti: si è iniziato a lavorare senza fare sondaggi preventivi.
2) Nonostante il progetto sia stato modificato, come asserito dagli stessi progettisti nel 2010, non ci si è preoccupati di chiedere la VIA, atto dovuto e previsto da una legge che risale al 1990.
3) Non si è mai voluto ascoltare l’opinione della gente, andando avanti in modo arrogante, distruggendo quello che si opponeva al faticoso cammino (vedi casetta di via Franconia, chiamata “rudere” in modo da poterla abbattere in modo più indolore, anche se era immessa nel piano regolatore in una zona agricola da tutelare e non aveva costituito sino a quel momento alcun impedimento).
4) Ancora oggi non si ha idea se la regione darà i soldi per le cabine e quanto si spenderà per la gestione.
5) Tutti questi ritardi provocheranno un aumento dei costi difficilmente calcolabile. L’ascensore, come succede da altre parti d’Italia che hanno a che fare con la TAV o il ponte sullo stretto, non corrisponde ai bisogni di nessuno, ma “bisogna fare sennò si perdono i finanziamenti”. Che logica è questa? Si utilizzino i finanziamenti dove servono, in un periodo in cui noi tireremo ancora di più la cinghia e i nostri soldi sono sprecati in appalti dispendiosi e inutili.
se consultiamo anche altri siti ci rendiamo conto che la gente, magari non è contraria all'ascensore, ma sostiene che il procedimento poco trasparente di romoli non va bene. Come dire:la casta fa e disfa come je pare. Questo non funziona più e i nostri capataz locali stentano molto a capirlo.