Si riceve da Daniela Del Bene (Tenda per la pace e i diritti) questo interessante (e inquietante) report sulla giornata di ieri al CIE di Gradisca. E’ un po’ lungo, ma da leggere con attenzione.
Oggi 25 luglio, l’on. Monai (IDV) ha visitato il CIE di Gradisca d’Isonzo all’interno della mobilitazione nazionale indetto da una lunga lista di promotori: LasciateCIEntrare è infatti l’appello contro il divieto di ingresso nei centri della stampa e delle associazioni, promosso dalla FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA (FNSI), ORDINE DEI GIORNALISTI, Art. 21, ASGI, PRIMO MARZO, OPEN SOCIETY FOUNDATION, EUROPEAN ALTERNATIVES e i Parlamentari Jean Leonard Touadi, Rosa Villecco Calipari, Savino Pezzotta , Livia Turco, Fabio Granata, Giuseppe Giulietti, Furio Colombo, Francesco Pardi. Il giro di vite sulla libertà di informazione, già in precedenza in gravissime difficoltà, è stata data dalla circolare n. 1305 emanata il 1 aprile 2011 che definisce come un “intralcio” la presenza di giornalisti all’interno delle strutture.
Ecco alcune delle parole di Monai all’uscita.
“Con tutta franchezza il mio cane vive meglio, ha più libertà e condizioni migliori. Non mi aspettavo di trovare condizioni così disastrate. Si tratta di persone che vengono rinchiuse in una sorta di cella senza materassi, costrette a dormire per terra, con ambienti piuttosto asfittici nei quali anche l’ora d’aria si riduce a 10 minuti al giorno di permanenza in una sorta di recinto di una ventina di metri quadrati, dove possono fumare due sigarette al mattino e due alla sera. Anche la possibilità di telefonare a casa è riservata ad un momento ogni 10-15 giorni per alcuni minuti. Le condizioni nei carceri sono certamente migliori. E tra l’altro queste persone non hanno commesso reati, sono solo stati intercettati durante la loro fuga dalla Libia o dalla Tunisia. Sono qui da diversi mesi ormai. Hanno visto l’avvocato solo una volta in occasione dell’udienza di fronte al giudice di pace, hanno difficoltà ad essere messi in contatto e interagire con i loro difensori. I contatti con la famiglia sono riservati a una telefonata ogni 10-15 giorni per pochi minuti, non possono utilizzare i loro cellulari, non possono godere della loro disponibilità economica, non possono acquistare nulla, neanche vestiti che spesso sono inadeguati alla situazione. Sono 59 persone rispetto ad una capienza di 52. Maggioranza è tunisina, uno dal Bangladesh, un iraqueno; uno di questi è un tunisino sordomuto che mi ha fatto capire che da 4 giorni non riesce a dormire per una mal di denti che lo assilla e ho voluto accompagnarlo all’infermeria; il medico ha garantito che questa sera gli somministrerà una fiala di tranquillanti per dormire. Dice che da giugno l’ha preso in cura e che oggi solleciterà l’intervento di estrazione di questo dente. Una sola stanza è stata ritenuta agibile dai Vigili del Fuoco dell’ala interessata negli ultimi scontri, ospita 10 persone. Le persone sono ancora costrette a dormire su brande di ferro con un sacchetto delle immondizie nero a mo’ di materasso in condizioni poco dignitose per l’essere umano. Stavano meglio in Tunisia di quanto stiano qui. Il campo sportivo non è ancora sistemato, per cui i minuti di aria concessi vengono passati in una sorta di cortile recintato a mo’ di gabbia dei leoni in gruppi di persone. E questo è un elemento di grande sofferenza. Nelle stanze c’è un televisore dotato di televisore ma senza canali satellitari che permetterebbero una maggior vicinanza con la loro madrepatria. Bagni essenziali con erogazione d’acqua fredda e calda separati, su due diversi lavandini. Con la conseguenza che quella calda non è utilizzabile perchè esce a temperature molto alte. Credo che basti poco per rendere perlomeno decoroso questo ambiente che crea sofferenze ulteriori per le condizioni che impone. Tempistica sul cambio di gestione non sono state comunicate. Non hanno dato dettagli su presenza di soggetti pregiudicati.
Forze di polizia e enti gestori dichiarano che hanno margini di iniziativa piuttosto limitati, devono attenersi a disposizioni superiori che li costringono a togliere i materassi. Secondo me bisognerebbe garantire quel minimo di decoro che è la fornitura di un materasso anche ignifugo; sta di fatto che le persone che sono qui oggi non c’entrano niente con quelle contestazioni e mi sono sembrate anche persone molto composte, bravi ragazzi, potrebbero essere nostri figli. Nel momento in cui si abbassano le garanzie di vivibilità dignitosa in un contesto di reclusione come questo c’è il rischio che anche si ottunda il senso di rigore e di rispetto della persona da parte degli operatori che affiancano la struttura. Il fatto di essere costretti a vivere continuamente situazioni così estreme rischia di far accettare cose che normalmente uno non è disposto a tollerare.
Il cibo è fornito da una ditta di catering che è stata sostituita perchè si sono verificati dei fatti incresciosi a detta degli stessi operatori che avevano determinato anche le contestazioni dei “reclusi”. Hanno chiesto di poter acquistare del cibo diverso con proprie finanze ma questo non viene permesso. Oltre al cibo dato ai pasti hanno in dotazione due sigarette al mattino e due alla sera, nulla può essere acquistato extra. Non ci sono attività durante la giornata, solo quei pochi minuti al mattino e alla sera.
Secondo me c’è bisogno di un’operazione di trasparenza che metta di fronte agli occhi dei nostri concittadini che metta in evidenza di come oggi il problema dell’immigrazione clandestina sia gestito dal punto di vista amministrativo. Questo dovrebbe da una parte essere denunciato come stiamo facendo oggi, dall’altra dovrebbe portare ad una reazione di legalità da parte delle organizzazioni ministeriali improntata a garantire che se non attualmente magari in brevissimo tempo questi centri che molto hanno a che vedere con le carceri possano essere visitati dalla stampa.
Questi centri sono degli spauracchi di valenza intimidatoria per dare un esempio di come gli immigrati possano essere trattati nel nostro paese al fine di tenerli lontani dai nostri confini. Se fosse questo l’intendimento sarebbe da discutere sul cinismo di un’operazione di questo tipo e il dato oggettivo è che i flussi migratori sono certamente di numero e portata tale che le strutture che sono state attrezzate per ospitare gli immigrati da identificare in vista delle espulsioni non sono una risposta adeguata al problema reale che c’è nel paese.”
Una volta si diceva che la reale situazione del paese la si conosce a partire dalle carceri. Anche in relazione al post precedente su Oslo è chiaro che ormai tolleriamo una situazione repressiva e di mancanza di diritti. Il fatto è che non c'è nessuno che dica cosa fare, che sia in grado di indicare le priorità politiche di questo paese. Una volta per spiegarmi come si andava con la Resistenza, il senatore Bacicchi mi ha detto: "Semplice, dopo l'8 settembre, a noi che andavamo a lavorare nella TODT per i tedeschi, un partigiano ci ha detto "No, muli, oggi se va de qua." E sono andati in altra direzione, in montagna. Abbiamo bisogno anche noi di questo.Comunque io personalmente sono disponibile ad ogni tipo di iniziative su questo problema prima che facciamo la fine di quei poveri ragazzi sull'isola. adg