Tra meno di un anno i cittadini di Gorizia saranno chiamati a eleggere gli amministratori. L’attuale maggioranza – in primis il Romoli che sembra essere in pole position per un’eventuale candidatura a sindaco – farà di tutto per dimostrare di “aver fatto” tutto ciò che la vituperata Giunta Brancati e il suo assessore di lavori pubblici Crocetti non avevano fatto (peraltro lo stesso Crocetti in qualità di stimato professionista adesso è direttore dei più importanti lavori di restyling cittadino avviati durante l’epoca Romoli). L’opposizione concentrerà i suoi sforzi su una “vittoria” ottenuta a qualunque costo, pur di “mandare a casa gli attuali amministratori”. E il termine “qualunque costo” sta per alleanze, strategie, promesse di assessorati e prebende varie da distribuire equamente tra sinistra e possibilmente anche destra.
“Vincere” per cosa? Per mantenere uno status quo garantito da oltre sessant’anni da poche potenti “cricche” (citazione rumizziana) goriziane? O per incamminarsi su strade innovative che al di là degli slogan potrebbero interessare davvero i cittadini?
Quali? Ecco alcuni titoli, sui quali si auspica non solo l’avvio di un proficuo dibattito, ma anche un inizio di lavoro reale per giungere alla realizzazione di qualche obiettivo concreto.
1. Costituzione di un organismo permanente, espressione della democrazia rappresentativa e della struttura organizzativa dei territori, che costruisca percorsi concreti di collaborazione tra Gorizia, Nova Gorica e Comuni limitrofi: l’obiettivo prossimo potrebbe essere quello di costruire un comune e condiviso piano regolatore (dove la domanda di fondo sia: quale idea di città a misura della persona umana e delle relazioni sociali autentiche?) e dei lavori pubblici, percorso del welfare comunitario, piano del traffico, progetto culturale, accademico, turistico, ecc., quello a lungo respiro la realizzazione di una città internazionale “unita nella diversità” sotto l’egida dell’Unione Europea.
2. Valutazione approfondita dei percorsi possibili per uscire da una crisi produttiva e imprenditoriale che sta rischiando di portare la città di Gorizia fuori da qualsiasi possibile appeal sostenibile. Tenuto conto del punto 1 l’obiettivo è trasformare la peculiarità del territorio in occasione di sviluppo a partire da una posizione propositiva e non difensiva. Anche qui è indispensabile la realizzazione di tavoli di lavoro tra imprenditori e rappresentanze sindacali dei lavoratori di qua e di là del vecchio confine.
3. Ripensamento della struttura organizzativa: in un momento in cui il centro sinistra e il centro destra non sono capaci di “tagliare” gli enti provincia si potrebbe proporre la trasformazione della provincia di Gorizia in “Comune isontino ( o meglio “goriziano”). E’inimmaginabile il risparmio in termini di costi gestionali, ma soprattutto la ricaduta sull'”incidenza politica” a livello regionale e nazionale. Un’impostazione che non cancellerebbe affatto le importanti identità culturali delle singole zone, al contrario le valorizzerebbe in un contesto più ampio, efficace e meno burocratico. Da rivedere anche le cosiddette “partecipate” che non possono più essere considerate merce di scambio nell’ambito dei “giochetti” preelettorali ma devono essere considerate sulla base del bene pubblico.
4. Reale attenzione alla democrazia partecipata e al coinvolgimento dei cittadini, seguendo un percorso esattamente opposto a quello seguito da Romoli e c. per l’emblematicissima vicenda degli ascensori al castello: nessuna informazione pubblica e rifiuto di qualsiasi strumento di percezione della volontà degli elettori, nessuna previsione reale di costi di gestione, nessuna proiezione su benefici e ricadute positive in termini di vivibilità della città… Valorizzazione e semplificazione degli strumenti referendari consultivi e delle iniziative di delibera popolare.
5. Un welfare non incentrato sulle (assolutamente inutili) “grida manzoniane” contro Trieste, Udine, Monfalcone e naturalmente Lubiana, bensì sull’offerta di percorsi originali e specifici che consentano non soltanto la sostenibilità delle proposte ma anche la sottolineatura di alcuni aspetti prioritari e caratteristici proprio del goriziano. Ad esempio una rivalutazione storica dell’operato di Basaglia (grazie al quale si parla di Gorizia in tutto il mondo) potrebbe offrire l’occasione per attuare – di concerto con Trieste – la sua “rivoluzione” coinvolgendo nell’impresa tutti i cittadini. Ma anche la cancellazione dell’impostazione assistenzialistica impressa dall’attuale Giunta e l’avvio di un reale approccio di “cittadinanza terapeutica” (felice espressione del card. Martini negli ormai antichissimi tempi in cui era a Milano).
6. Alla base di tutto una concezione della cultura a partire dalla complessa storia del Novecento territoriale, tema già più volte trattato e che in questo contesto non sembra necessaria richiamare se non appunto come base e fondamento della convivenza sull’ex confine, dell’archivio della memoria, del rilancio imprenditoriale, della valorizzazione delle peculiarità paesaggistiche, enogastronomiche e storiche, del turismo “slow”…
Così,giusto per segnalare alcuni titoli da riprendere e approfondire; ce ne possono essere anche altri (smaltimento rifiuti, difesa ambientale e diga sull’Isonzo, coinvolgimento in Carso 2014, ecc. ecc.): lo spazio è aperto alla discussione. Molto più interessante del tormentone sul rapporto fra pd e fli, fra udc e lega, fra sinistra critica e demcratica, fra sel e rc, e così via…
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