Ma perché gli appassionati non fanno lo “sciopero degli spettatori”? Cari calciatori, siete scandalosi, con i tempi che corrono ridicolizzate l’istituto dello sciopero? Bene, per una o due domeniche allo stadio non ci vedete più…
E chi vorrebbe una migliore tv di Stato, che non ci invii le foto di Bengasi passandole per i “festeggiamenti a Tripoli” o che parli anche delle migliaia di civili finiti in questi giorni sotto le bombe della Nato o sottolinei le parole di uno degli inviati italiani rapiti e “salvati da due ragazzi che a quanto pare stanno dalla parte sbagliata”: perché non indire uno sciopero che azzeri l’audience, anche solo per un paio di giorni?
O chi vorrebbe “fare qualcosa” per chi muore di fame in Somalia e Etiopia: perché non accettare le numerose proposte di boicottaggio nei confronti delle multinazionali che hanno responsabilità dirette nei confronti di ciò che accade?
E se non si vuole in Italia un sistema carcerario troppo simile a quelli del cosiddetto Terzo mondo,perché non partecipare allo sciopero della fame promosso da alcune forze politiche: se sono 10 a scioperare il gesto ha una valenza politica limitata, ma se per un giorno i “digiunanti” sono un milione il risultato potrebbe essere ben diverso.
Sembra di no, ma è enorme il potere dell’insieme di singoli cittadini che decide all’improvviso di non andare allo stadio, di non accendere la televisione, di comprare un prodotto “equo” piuttosto che no, di ostentare il proprio giorno di digiuno…
E allora, piuttosto che stracciarsi le vesti di fronte all’assurda protesta dei protagonisti del gioco più amato dagli italiani, che si metta sotto vigilanza il sistema facendo capire a chi lo presiede che la “massa” dei cittadini – se lo desidera – può mettere in ginocchio e costringere alla trattativa chiunque.
E' proprio giusto. Io non solo non mi interesso di calcio ma da settembre non comprerò più niente perchè non voglio fare girare questa economia. Ci derubano e noi dovremmo anche credere, obbedire e (veder) combattere?