Gli Stati Uniti se la vedono brutta, la crisi finanziaria è in piena recrudescenza e perfino il Berlusconi ormai alle corde prospetta tempi duri per gli italiani ma non sembra intenzionato a compiere l’unico passo che potrebbe in qualche modo rimettere in gioco la fiducia degli italiani, cioè dimettersi da Capo del Governo. In altre parole l’autunno si preannuncia molto caldo, con il rallentamento dei settori produttivi, la paralisi politica nazionale, l’ulteriore penalizzazione della parte più in difficoltà della popolazione e la crescita di una pericolosa sfiducia nei confronti delle potenzialità dell’Europa. Anche Gorizia risente di tale situazione, anzi stando alle interviste sul commercio di questi giorni (Traini l’altro ieri, Romoli oggi) occorrono interventi immediati per abbassare la pressione fiscale e per alleggerire gli studi di settore. E’ strano che il presidente dei commercianti goriziani se la prenda con la “casta” ma salvi l’amministrazione comunale senza domandarsi cosa sia stato fatto in questi ultimi quattro anni per evitare la situazione attuale da parte di chi prometteva mari e monti, perfino il ripristino di un’anacronistica zona franca. Gorizia non riscontra solo le difficoltà nel commercio, ma anche nell’industria dove è ormai una grande impresa trovare occupazione e negli altri settori non finanziati dal “pubblico”. C’è da sperare che sia questo il campo del più importante confronto fra prospettive politiche nelle primarie e nelle elezioni: mentre tante nuvole oscure si addensano all’orizzonte della storia attuale, come garantire la sostenibilità di un futuro possibile agli abitanti di Gorizia? Come più volte sottolineato a questa domanda non si può rispondere che con un soprassalto di relazione con i Comuni sloveni vicini. Ma al di là del Gect – contenitore ancora non allestito “grazie” alle incredibili lungaggini dei ministeri romani ma per il momento del tutto vuoto di prospettive- cosa è stato fatto i questi anni per migliorare le relazioni, per avviare una fruttuosa collaborazione, per pensare una specie di zona franca internazionale in grado di sopperire agli squilibri presenti in alcuni settori (vedi soprattutto benzina)? Cosa è stato fatto concretamente? La risposta (purtroppo) non è troppo difficile!
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