Il presidente della Giunta Regionale Tondo ribadisce nell’odierna intervista su un quotidiano regionale che o “le province di Gorizia e Trieste saranno accorpate” oppure “saranno inglobate nell’area metropolitana di Trieste”: insomma, se non è zuppa è pan bagnato.
Il sindaco Romoli, in cronaca locale, scopre “leggendo attentamente il testo” (della manovra di Ferragosto) ciò che tutti i quotidiani riportavano ieri in prima pagina, cioè che nelle Regioni a statuto speciale la competenza delle eventuali soppressioni di Enti Locali appartiene alla Regione. E, naturalmente, contraddicendo il “suo” Governatore, promette che in Friuli Venezia Giulia le cose non andranno in questo modo, senza spiegare come sarà possibile evitare la “fine” della provincia di Gorizia che non certo da oggi era negli auspici della maggior parte degli amministratori regionali.
Un bel guazzabuglio dal quale si evince:
– La manovra d’agosto contiene le solite clausole “all’italiana”: le eccezioni supereranno la regola rendendo ridicolo il “taglio” degli enti locali e rendendo “cornuti e mazziati” quei pochi che non riusciranno a installarsi in qualche nicchia. Non sarebbe stato meglio decidere l’abolizione di tutte le province con un ricavo realmente consistente oppure il loro mantenimento cercando altrove i (pochi) fondi derivati dal “taglio” delle sfigate under 300mila prive di consistenti appoggi politici?
– Tremonti ha ottenuto lo scopo di far parlare dell’aspetto marginale della manovra lasciando in ombra quello fondamentale ovvero la legnata sulla schiena dei lavoratori italiani e l’assenza di un qualsiasi serio piano di contrasto all’evasione fiscale.
– La provincia di Gorizia può essere “salvata” soltanto se tutti i politici nostrani riescono a convincere della necessità del suo mantenimento un numero sufficiente di amministratori regionali. Non serviranno tanto le pur auspicabili mozioni che ogni consiglio comunale voterà (ammesso e non concesso che tutti i Comuni le voteranno!), quanto un soprassalto d’iniziativa internazionale: esso spetta soprattutto all’attuale Capoluogo ricordando che la piccola Provincia di Gorizia esiste soprattutto in virtù della sua (gloriosa) storia e della sua collocazione geopolitica.
– C’è il rischio di un pateracchio in vista delle elezioni “goriziane” del 2012: la soppressione della provincia sarà inevitabilmente uno dei punti caldi della campagna elettorale. Essendo l’ultimo capoluogo della Regione amministrato dalla Destra non si può escludere qualche colpo di teatro con una serie di concessioni da parte del governo regionale di Destra: punto nascita e trombolisi, qualche manciata di agevolazioni sul confine e adesso il mantenimento di un Ente che alla fin fine a livello regionale non interessa granché nessuno potrebbero essere ottimi incentivi all’immagine di un Romoli “salvatore del salvabile”. Alla faccia dei beni comuni e dell’autentico bene-stare dei cittadini.
In conclusione, perché – ammesso che non sia già troppo tardi – non ripartire da zero e approfittare di questi anni per immaginare l’area metropolitana del goriziano in grado di sostituire l’ente Provincia e i singoli Comuni senza che ciò comporti la perdita delle identità storiche sociali e culturali?
E' una proposta la tua su cui mi pare utilissimo discutere. A me sta però a cuore un'altra cosa. Tutti più o meno partono dall'idea che comunque la crisi c'è, siamo sotto gli occhi del mercato, per cui bisogna fare qualcosa. Certo, è vero che qualcosa si deve fare. Per chiarirci le idee su questo qualcosa vi propongo la lettura di un agile libretto di Luciano Gallino, il sociologo amico di Olivetti, che ha scritto "Con i soldi degli altri" edito da Einaudi. Penso sia una lettura utile per comprendere cosa sta accadendo e in che direzione va il governo.
Se Gorizia, il suo comune, la sua provincia non guardano alla realtà goriziana esistente oltre il confine sarà sempre peggio. E' il momento di fare proposte coraggiose che rompano definitivamente col passato.
e perchè mai la perdita dell'ente istituzionale provincia e di singoli comuni, sempre enti istituzionali, dovrebbe comportare la perdita "delle identità storiche sociali e culturali"? Perchè affidare alla sola so
vrastruttura isitituzionale il riconoscimento fasullo dall'identità del luogo e del suo portato storico? E poi, se la "specificità culturale di Drenchia e delle Valli del Natisone", rivendicata con forza dal quale primo cittadino perchè mai disconoscere la specificità di Roccacannuccia o della provincia dell'Ogliastra, per non parlare di Barletta/adria/trani o di Monza e Brianza, che sopravviveranno solo in virtù del numero di abitanti? E quindi? quindi non se ne fa nulla, come sempre. Anche grazie a chi suggerisce l'area metropolitana del goriziano! E dove farà capo quest'area nei suoi centri di direzione: a Gorizia? a Monfalcone? diffusa democraticamente sul territorio: a Gradisca la cultira, a Cormons il vino, a Monfalcone la Camera di commercio e il porto, a Gorizia il Castello!
Chiarezza, chiarezza mi punge vaghezza di te!
Chiarezza, chiarezza mi punge vaghezza di te!
Questa volta l'amante della chiarezza non è stato chiaro; non si capisce affatto l'argomentazione. Chi mai ha proposto di "affidare alla sola sovrastruttura istituzionale il riconoscimento fasullo dall'identità del luogo e del suo portato storico"? Perché poi non si può nemmeno discutere la proposta di una possibile area metropolitana del goriziano pena il "far nulla, come sempre"? Non si capisce quale sia (e se ci sia) la proposta alternativa al "far nulla, come sempre" da parte dell'appassionato ricercatore della "chiarezza". Che forse è lo stesso cui pungeva vaghezza cercando chiarezza leggendo Baudrillard…
Ma nella situazione drammatica in cui ci si trova tutti non sarebbe bene lasciare da parte il sarcasmo e avventurarsi nella ricerca di soluzioni innovative? E non tanto per gli assetti istituzionali, ma per la sopravvivenza stessa dei cittadini.
Appunto! La "sopravvivenza stessa dei cittadini" non abbisogna nè di Provincie, piccole o grandi che siano, nè di improbabili aree metropolitane isontine. Nel momento stesso in cui dopo 40 anni si mette mano, sia pure in modo raffazzonato alle 110 provicnie italiane e agli oltre 8000 comuni (solo un mese fa Pdl e Lega avevano votato contro alla proposta di abolirle tutte avanzata dalla Idv, proposta respinta per la vergognosa astensione del Pd), ecco che da destra, centro e sinistra (e aree contigue) alti si levano i lai, i distinguo, le soluzioni alternative invocate a difesa delle "identità storiche sociali e culturali" minacciate dai provvedimenti. Ma che ci azzeccano tali identità con la riduzione dell'apparato politico della rappresentanza, che in ogni caso non scompare ma si ricolloca su di una area territoriale e sociale appena più vasta (nel caso dei comuni) ovvero con l'attribuzione di funzioni e ruoli di coordinamento del territorio – ad esempio – alla conferenza dei sindaci, per quanto concerna la soppressione delle provincie? La vicenda rimanda direttamente ai cosiddetti "tagli ai costi della politica": quaando si parla di tagli delle indecenti prebende di parlamentari e consiglieri regionali il problema "vero" diventa il loro numero, quando si parla del numero viene invocato il criterio di rappresentanza dei territori, quando si parla di abolizione dei vitalizi si rivendica l'autonomia in materia di Camera, Senato o Regione, meglio se a statuto speciale, quando si parla di passaggio dal metodo di calcolo dei vitalizi dal retributivo alcontributivo si invocano i diritti acquisiti, quando si devono ridurre i quartieri, che a Gorizia sono 10 per meno di 36 mila abitanti, si scopre che "non sono questi i costi della politica", ecc., ecc. ecc. Insomma, siamo tutti indistintamente "italiani brava gente" e quando c'è da tagliare è bene che i tagli riguardino gli altri.
Circa poi la ricera di alternative credibili mi chiedo che senso abbia il vagheggiare di una improbabilissima area metropolitana isontina. Con chi? in rappresentanza di quali cittadini, e di quali interessi? Con quali compiti e con quali inevitabili mediazioni "territoriali"? Oppure si può fare come il sindaco di San Floriano che costretto a scegliere tra Mossa e Cormons ha detto – spero solo come provocazione intellettuale – di optare per Brda e la Slovenia. Ma mi pare un percorso poco realistico.
Nella storia di un paese e di una comunità ci sono momenti in cui i cosiddetti nodi vengono al pettine, e allora occorre scioglerli e non riannodarli ancora più stretti con impropbabili soluzioni istituzionali improvvisate. Ma di questo credo proprio che ne discuteremo ancora.
Chiarezza, chiarezza …
… mi punge vaghezza 🙂
chiarezza, chiarezza…………..attaccheve duc a sta monnezza