Sul muro della stazione di Gorizia c’è una targa intitolata “Ai martiri della libertà d’Italia”. Cosa significa? Sfido chiunque, giovani e meno giovani, con diversi livelli culturali, a comprendere a quali martiri ci si riferisce. Potrebbero essere martiri cristiani che ci liberano dal paganesimo, martiri risorgimentali, soldati della prima guerra mondiale dalla parte dell’Italia. Insomma le targhe devono spiegare il luogo dove sono collocate, non nascondere il fatto che celebrano. La targa vuole ricordare la Battaglia di Gorizia, probabilmente la prima battaglia partigiana d’Europa, che si svolse dal 10/11 al 27 settembre del 1943, nel vano tentativo di fermare l’occupazione nazista di questo territorio dopo l’armistizio.
I “ combattenti” erano circa 800 operai del Cantiere navale di Monfalcone, i quali cercarono di fermare l’occupatore. Importanti combattimenti si svolsero proprio alla stazione ferroviaria di Gorizia, oltreché all’areoporto di Merna e nelle zone limitrofe della città, per un raggio di 20 chilometri. Davanti alla preponderanza militare dei nazisti, molti operai rimasero uccisi – oltre cento persone – alcuni si dispersero e cercarono di rientrare nelle loro case, molti altri diedero vita alle prime formazioni partigiane, molti furono catturati e deportati in Germania. Della Battaglia di Gorizia parlano storici illustri di livello nazionale italiano, tedesco e sloveno. Solo noi non vogliamo ricordare un avvenimento che potrebbe compensare il fatto che, da una parte della città, i nazisti vennero addirittura applauditi quando entrarono a Gorizia. L’ANPI e l’AVL hanno dal mese di giugno chiesto al sindaco di riceverli per discutere della nuova targa da affiggere sotto la vecchia, che conterrebbe la seguente frase “Ai caduti nella battaglia partigiana di Gorizia del settembre del 1943” in italiano e sloveno. Il sindaco non solo non ha voluto ricevere i membri delle due associazioni, cittadini come tutti gli altri e non di serie B, ma neppure la sottoscritta, che in qualità di consigliere comunale, aveva avanzato analoga richiesta. Pare che il sindaco non voglia “rinfocolare” la storia del Novecento italiano e proponga una sorta di moratoria in modo che i temi scomodi o controversi siano seppelliti per sempre. Due obiezioni: la prima è che si metta in contatto con i reduci del battaglione Mussolini per dire che quest’anno non vengano perché vige la par conditio ; la seconda, un po’ più seria, consiste nel fatto che se non ci si rende conto che la memoria di Gorizia è una memoria divisa che deve essere ricostruita per intero, mi si spiega cosa si metterà all’interno di un ipotetico Museo del Novecento?
ADG
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