Tra qualche giorno inizierà la discussione parlamentare sulla “manovra finanziaria” ferragostana; si prevede un dibattito assai acceso dalle conseguenze imprevedibili, anche perché le critiche piovono da ogni parte politica e nello stesso Governo ci sono non celati malumori.
L’incertezza e il pressapochismo hanno incrementato nei cittadini un senso di smarrimento e di sfiducia, determinato anche da un interrogativo decisivo: gli ulteriori gravi sacrifici smentiscono non solo promesse elettorali sottoscritte solennemente a Porta a Porta in un altro evo, ma anche certezze e assicurazioni conclamate un paio di mesi fa, al tempo della prima Tremonti bis; se è così, la “manovra” risolverà i problemi dell’Italia? Questo traballante compromesso tra le esigenze elettorali di una maggioranza assicurata da strategie tutt’altro che “politiche” riuscirà a salvare il Paese dal fallimento cui è esposto dalla crisi mondiale (che per Berlusconi “non esisteva” fino a quando – all’inizio del 2011 – “era stata egregiamente superata”)?
Purtroppo la domanda è retorica, almeno fino a quando non cambieranno i volti che stanno determinando da troppi anni le sorti della Nazione: chi ha portato gli italiani fino a questo punto deve prendere atto della situazione e trarne le conseguenze, per il bene di tutti…
Per quanto riguarda poi il merito e i contenuti della manovra ci sono molti aspetti che dovrebbero essere presi in considerazione: dalla mancanza di una strategia contro l’evasione fiscale (“impressionante” – la definisce il card. Bagnasco con un'”uscita giornalistica” che rischia di provocare un effetto boomerang per la Chiesa Cattolica) all’enorme pressione esercitata sui già fragili bilanci delle famiglie italiane fino all’annosa questione dei costi della politica.
Si attende il dibattito alla Camera e al Senato per scoprire cosa salterà fuori – di meglio o di peggio: nel frattempo anche questo spazio blog vuole rimanere aperto a idee e proposte, anche in relazione agli aspetti istituzionali non irrilevanti legati alla possibile fine della “specialità” regionale e alla probabile cancellazione della Provincia di Gorizia.
"Chi ha portato gli italiani fino a questo punto deve prendere atto della situazione e trarne le conseguenze … ": ma sono gli italiani ad aver portato "gli italiani fino a questo punto". Gli stessi che si incontrano sulla pubblica piazza o sulla via, quelli che acquistano Libero o il Giornale, quelli che hanno votato per il Pdl e per la Lega, quelli che incontri dal salumiere, quelli che pensano che il bunga-bunga sia un ballo dell'estate, quelli che hanno sempre detto che "a casa propri ognuno è libero di fare quello che vuole", quelli che si sentono tutti spiati dalla magistratura, quelli che festaggiavano quando Berlusconi invitava a non pagare le tasse, quelli che, insomma, incontri ogni giorno per strada e che meriterebbero uno spunto in un occhio. Quelli che … sono i nostri connazionali, al nord, al centro e al sud. E poi dicono che l'Italia non è mai stata unita! Ma più unita di così, graniticamente ricompattata dal solo, vero, unificante "sentire comune" italiota: tutti teniamo famiglia.
E pensare che in anni lontani qualcuno auspicava la morte della famiglia. Che avesse pure ragione?